Odio le feste, gli auguri ed i regali.
Non ho mai sopportato quei finti buonismi delle persone che durante l'anno sono teste di cavolo, poi a Natale si trasformano tutti in zuccherini smielati. Appiccicosi come quelle caramelle sciolte nelle tasche della nonna.
Ogni fine anno, poi, mi tocca tirare le somme e fare la lista di tutte quelle cose ormai vecchie da gettare fuori dalla finestra, quest'anno saranno un bel mucchio.
Cose e persone su cui metto una pietra sopra, tiro la linea, accartoccio e getto nell'indifferenziato.
Dopo aver compilato la lista eccomi di fronte al tuo nome.
Che me ne faccio di te?
Messo a confronto nessuno regge, cadono tutti.
Senza fare nulla hai spazzato via il resto, come tramontana tra i rami a togliere le foglie secche.
Con te ho superato parecchie barriere personali, non hai idea di quanto bene tu mi faccia.
Il lato migliore di questa sottospecie di "noi"? Nessuno che chieda nulla all'altro. Parlo per me se ti dico che ho provato ad usare tattiche per cercare di trattenerti quando ho capito che la cosa migliore era essere me, nuda di maschere e preconcetti, solamente me stessa, con tutto ciò che vuol dire.
E sei libero di farne l'uso che vuoi.
Ora starai pensando:"perché questa dedizione? ", sai che non so spiegarlo il perché? Ma posso dirti da dove arriva. Una scossa quando la prima volta ti ho guardato negli occhi, un fremito alla pancia la prima volta che la tua foto mi è apparsa sul pc, ancora prima che tu mi scrivessi, il brivido lungo il corpo quando il tuo braccio stringeva i miei fianchi. Ho sempre avuto l'impressione che tu saresti stato mio, presuntuoso forse, ma non ho mai avuto paura di perderti. Per questo non ti chiedo nulla, tu sai quando è il momento giusto, non ho fretta.
Non voglio farti cambiare vita, voglio solo avere un piccolo spazio nella tua. Sono ben consapevole di ciò che sei e di ciò che hai, per questo sai benissimo che l'unica cosa che voglio da te è l'attenzione e nulla più. Poi tutto ciò che sei disposto a donarmi, ma questo lo sai già.
Devi credermi quando te lo dico.
Perché da quando mi hai scritto non c'è stato nemmeno un giorno che non ti abbia pensato, sebbene non te lo faccia capire.
Tutto questo per avvertirti che sei tra le poche cose che scelgo di portarmi nel 2015.
Sempre che tu scelga di esserci.
mercoledì, dicembre 31, 2014
Ti porto con me.
martedì, dicembre 09, 2014
Intempestivo.
Sembra quasi mi ci metta d'impegno ogni volta a sbagliare il momento.
Scrivo, rispondi, riscrivo, il nulla. - idiota, io-
Buongiorno. Nisba.
Ah, vero. Deve esserci sempre una domanda per una risposta, giusto?
Ok, domando. Faccina.
Respiro.
Va bene, allora provo con le domande facili. Tipo dove sei, che fai.
Oddio, sembro una stalker.
Il momento è sempre inopportuno, le domande mai quelle giuste, le mie goffe tattiche, inconcludenti.
Ogni mio movimento mi appare intempestivo.
Forse è chiaro che non c'è molto altro da fare.
Continuo finché non arrivo a scavare il fondo della mia dignità, coi modi che mi vengono senza troppe speranze di avere qualcosa in cambio, perché tanto sarebbe comunque intempestivo qualsiasi metodo per cercare di attirare l'attenzione nei miei dintorni.
Piccolissimi segnali, che per carità ci sono.
Ma davvero, l'unica certezza è quella di essere cosciente che serva a ben poco. Che io faccia o meno qualcosa sarebbe comunque intempestivo.
"e il peccato fu creder speciale una storia normale". Guccini.
Il fatto che sia andato tutto al contrario di come uno si aspettasse non cambia nulla.
Collezionare coincidenze, collegare i continui rimandi, credere fortemente nel caso, tenere nascosti i veri sentimenti, creare stratagemmi ad hoc per far capitolare il destinatario, in passato non mi è servito. Tutte quelle persone con cui ho attuato queste strategie sono comunque andate via. Chi subito, chi dopo un po', ma comunque il finale sempre quello.
La sofferenza è la stessa, inutile credere che faccia meno male, può forse durare di meno, ma l'entità dello squarcio è identica ogni volta.
Mi viene il vomito a pensarci.
Perché paradossalmente ho creduto che, proprio perché le premesse fossero l'opposto di come di consueto accade, stavolta potesse andare in maniera diversa.
Nessuna coincidenza particolarmente evidente, anzi piuttosto il cosmo intero in pompa magna a contrariare; niente di facile, persino una semplice risposta ha avuto risvolti faticosissimi; dacché ho cominciato a credere che al contrario della semplicità delle precedenti non ci fosse alcun dubbio che stavolta, eh, stavolta sarebbe stato diverso.
Cazzate.
Eppure il cassetto con le "cose perse" trabocca, non credevo di dover aggiungere anche te.
Ma a quanto pare mi sbagliavo.
Se è vero che ognuno ha un posto ben preciso, per un po' ho creduto che tu potessi tranquillamente essere nel cassetto de "il resto che resta", pensavo che ingredienti diversi facessero di te qualcos'altro.
Mi sbagliavo, evidentemente.
Perché poi non riesca a rassegnarmi non l'ho ancora capito.
Ho ancora il vomito se ci penso, perché mai avrei creduto che tu avresti potuto far male, nonostante tutto, ci credo ancora che abbia del bene da generare.
Se anche tu, nel modo in cui sei entrato, fai male allo stesso modo, cosa mi resta?
Possibile che non ci sia alcun modo per essere felici almeno un po'?
Come posso, nonostante tutto, credere che l'amore faccia bene?
Mi viene il vomito.
mercoledì, dicembre 03, 2014
Buona la prima.
Le coincidenze non esistono.
Ecco, l'ho detto.
Mai più, è una promessa, mi soffermerò a ragionare sul caso. Basta illazioni riguardanti avvenimenti insignificanti. Il senso delle cose siamo noi ad attribuirlo.
Perciò non esistono i segni, non c'è niente e nessuno che venga a dirti di esser tranquilla, che rientra tutto nei piani stabiliti da chicchessia.
Le "cose" vanno esattamente come devono, puoi impegnarti per sviare un po', puoi provare a distrarre il destino, ma se lui o chi per lui vuole divertirsi, tu non puoi farci nulla.
Puoi limitarti a far finta che ti vada bene e sorridere.
Tanto la vita è un sarcasmo continuo, il destino, Dio o chi per loro sono tutti dei sadici, registi che si divertono a buttarti in mezzo la scena senza che tu abbia nemmeno sbirciato il copione e ti tocca improvvisare.
Il problema è che sono anni che improvviso, sorridente sotto le luci abbaglianti di scena, ma non mi sono mai sentita ricevere un applauso, mi sento come se fossi di continuo alle prove. Ho terminato la mia pazienza, non è possibile che non abbia ancora recitato per bene la mia parte. Sono stufa di situazioni al limite del paradosso, ma così simili le une alle altre che mi sembra quasi di riviverle ogni volta.
Quindi basta, va bene improvvisare, mi sta bene hic et nunc, ma si sta esagerando. Vorrei che qualcuno mi dicesse dal cono: "buona la prima!"
mercoledì, novembre 26, 2014
Il baule
Ai tempi di mia mamma le donne si preparavano anni nell'attesa del loro momento, c'era il momento giusto per tutto, ogni attimo importante aveva un oggetto a segnalarne l'importanza. Ogni cosa veniva racchiusa minuziosamente in un baule, che veniva aperto solo nell'apprestarsi dell'evento, quasi come fosse un rito. Il corredo per la prima casa, il lenzuolo della prima notte, la parure di famiglia per il giorno delle nozze. Nascere donna ti dava il diritto di accumulare regali che ti sarebbero serviti una volta diventata moglie. Ogni tanto, a turno, la mamma o la nonna ti facevano aprire quel baule e ti mostravano quelle cose, rese così preziose dalle loro parole: quei tessuti profumavano di sogni ed ambizioni che loro stesse ci adagiavano sopra.
Il punto è che potrebbe succedere che arrivi troppo tardi il momento in cui poter godere di quegli oggetti, potrei non avere mai l'occasione di usarli, che ne so. Dico, se sono per me perché aspettare di essere "moglie", come se essere già "Ivana" non bastasse.
Nella vita può cambiare tutto in pochi secondi e probabilmente avrò poche occasioni per godermi il mio tempo. Ho aperto il baule, usato il lenzuolo, la coperta e gli asciugamani. Non aspetterò quella specifica occasione per indossare la parure, ma qualunque occasione che mi sembra giusta. Ci è dato del tempo a disposizione, non posso mica sprecarlo ad aspettare che quella determinata situazione accada.
martedì, novembre 25, 2014
La perseveranza è l'ultima a morire
Tu fa' pure quello che vuoi.
Io persevero.
Tu non rispondi? Io scrivo ancora.
Te lo dissi tempo fa, finché non vedo scritto sullo schermo che non mi vuoi, che devo lasciarti stare, io non mollo.
Non ho mai resistito tanto, non capisco perché sia ancora qui nonostante avessi annunciato la fine.
Senza manco stare troppo a ragionare sul perché, sto dribblando ogni coincidenza, ogni rimando. Non ho bisogno di nulla, nessun incitamento né da parte tua né da chicchessia. Nessun ostacolo invalicabile, nessuna fretta. Seppure dovessero volerci anni, il mio obiettivo sei ancora tu.
Mai ho avuto una tale caparbietà.
Sei la mia prima eccezione.
lunedì, novembre 10, 2014
Teoria di una fine
Senza nemmeno ipotizzare più ho capito che era il momento di lasciarti andare davvero. Dall'euforia di un paio di giorni fa, quando mi hai detto quel cavolo di "quando vuoi".
Prima di tutto ci si deve dare il giusto peso alle parole, se le pronunci ti prendi la tua cazzo di responsabilità. E non se ne può più, perché soprattutto dopo certe parole devono necessariamente seguire i fatti.
Mamannaggialamiseria.
Dico io, è davvero così complesso?
Dai.
Per questo ed altri motivi ho deciso di eliminare anche le ultime scuse che mi lasciavano ancorata all'idea di te. Non voglio pronunciare proprio un addio, perché ci rivedremo ancora, però vai, tanto qui intorno non c'è nulla che sia cambiato dopo di te.
So bene come ci si sta qui da soli.
Ho creduto per un po' che potessi alleviare questa piccola solitudine che mi sale ogni tanto.
La cosa che più mi dispiace è ammettere di essermi sbagliata, aver creduto al nulla, a quelle cazzo di parole. Ancora loro, non ne posso più.
Sono stanca di ascoltare false promesse che non portano mai a niente.
Perché io sono di nuovo qui, a scrivere di un altro che se ne va e lascia disordine.
Stanca di recuperare i sogni e le speranze di vivere qualcosa di bello.
Questa maledetta eco sempre intorno.
martedì, novembre 04, 2014
Ipotesi num. 4
Perché le ipotesi non sono mai abbastanza.
Per caso mi è capitato sotto mano un libro a dir poco provvidenziale: "gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere" di John Grahm.
In un capitolo spiega la teoria dell'elastico applicata agli uomini. In poche parole gli uomini, soprattutto dopo un' enfasi particolare nel rapporto con una donna, si comportano come un elastico. Il che significa che si allontana, senza eccezioni, in maniera molto naturale. Noi donne di fronte ad un comportamento del genere siamo solite cadere nel baratro -ce l'ho-, pensiamo di aver sbagliato in qualcosa -ce l'ho-, crediamo di non essere più ricambiate -ce l'ho-, arriviamo a pensare che a lui non interessiamo più -ce l'ho-. Invece è un normalissimo, si certamente, ciclo che passa l'uomo, che ha il solo desiderio di starsene un po' per conto proprio, ma poi torna eh. L'emerito dottor Grahm ce lo assicura. Noi dobbiamo solo concedere il tempo necessario al ritorno, che non solo avverrà, ma asserisce con una certa sicurezza che sarà doppiamente innamorato e amorevole.
Ora, i presupposti perché la sua teoria sia esatta in questo caso ci sono tutti, "mi piaci", il "noi", addirittura l'invito. 'che son stupidaggini, se ci penso, ma poi rifletto che son venute fuori da te quelle parole ed allora valgono doppio.
Vorrei tanto credere che l' ipotesi giusta sia proprio questa, mio caro John, davvero voglio crederlo.
Non farmi essere l'eccezione.
Voglio essere la regola, almeno stavolta.
lunedì, ottobre 27, 2014
Ipotesi num. 3
Non riesco a mollare: finché non arriva la soluzione, ipotizzo.
Non per giustificarti, ma hai fatto delle cose che in fondo mi fanno ancora sperare.
Non mi hai mai mentito, ne ho la certezza; hai omesso ma solo perché io mica ho chiesto. Non è nella mia natura farlo però nel momento in cui l'ho fatto tu hai risposto.
Ciò che io ti chiedevo -attenzioni, telefoniche ovviamente; foto, anche dei posti dove titrovassi; le tue direzioni; persino le tue compagnie- tu lo hai mostrato senza titubanza.
Vero è che ad un certo punto hai proprio smesso di rispondere, e non hai più fatto ciò che ti chiedessi; mi è bastato un giorno così e sono fuggita, perché tu mi spaventi, non mi sento mai alla tua altezza, perciò un minimo accenno di allontanamento lo prendo come il segnale di via alla fuga, che non sia mai che sia tu ad a lasciarmi qui da sola. Perciò prima che lo faccia tu, cammino un po' all'indietro sperando che ti venga in mente di allungare una sola mano e riportarmi verso di te.
Poi in una conversazione molto sincera hai usato, forse non troppo per caso, il "noi".
Ora non voglio dire che stai progettando un futuro insieme, assolutamente, ma hai pensato comunque che possa esserci dell'altro. Potevi dire un milione di altre cose, mentre invece mi chiedesti cosa volessi io da noi.
Io e te insieme = noi.
Matematico. Logico. Semplice.
Presupposto per nulla da sottovalutare, senza andare a cercare ulteriori sensi eccessivamente fantasiosi, tu hai creduto, anche se solo per una volta, che potrebbe esserci un noi.
Hai pensato a me e te.
Poi c'è stato un-invito-ma-non-troppo, che poi non si è tramutato in realtà, ma almeno l'hai pensato.
Piccoli passetti, quasi in sordina che mi lasciano ipotizzare che in fondo può esserci dell'altro.
Che forse non sono una pazza visionaria nella visualizzazione del quadro generale.
L'ipotesi, quindi.
Ti stai semplicemente organizzando. E mi stai mettendo alla prova per vedere quanto effettivamente posso resistere.
Si, dev'essere qualcosa del genere.
sabato, ottobre 25, 2014
Ipotesi num. 2
È probabile che ti sia stancato, potrebbe anche essere che i miei modi ti annoino e che tu vada a cercarti altro, mica dico di no.
Parto dal presupposto che uno come te cacchio c'entra con una come me.
Tu sei abituato ad ottenere ciò che vuoi e soprattutto quando lo vuoi.
Io sono abituata ad ottenere quasi ciò che voglio con tanto di quel sacrificio che poi finisco per non volerlo manco più.
Poi mettici anche che te l'ho detto in tutti i modi che mi sono venuti in mente e tu hai glissato ogni volta, che manco Tomba alle olimpiadi, hai aggirato tutti i paletti e sei andato via.
Va bene la chimica, va bene l'ironia e pure la fantasia ma evidentemente non sono sufficienti o proprio non fanno per te.
Ma sai cosa fa restare tutto questo ancora come ipotesi?
Che non lo dici.
E non sei uno che non parla chiaro.
Se fosse un no l'avresti detto, ne sono certa; il problema è che non dici nemmeno si, ecco che le mie insicurezze patologiche fanno capolino ed ecco che di nuovo punto a capo a formulare ipotesi.
Sperando che almeno stavolta portino ad una soluzione.
martedì, ottobre 21, 2014
Ipotesi num. 1
Prendere coscienza dei fattori scatenanti - fatto.
Assicurarsi che ci sia sempre risposta dall'altro lato - fatto.
Tenere presente l'obiettivo finale - uhm, fatto.
Ricordare perfettamente le sensazioni in presenza di... - hai voglia, fatto.
Concentrarsi sulle intuizioni.
Pronta.
Postulato: esiste una chimica che va ben oltre le regole della ragione. So perfettamente cosa c'era intorno, un campo magnetico generato dall'attrazione che entrambi proviamo. Anche perché quando si incontrano due come noi esistono solo due conclusioni: o ci si attrae, o ci si respinge; entrambe le forze sono generate dalla stessa intenzione.
Non vedevi l'ora di toccare con mano tutta quella energia, volevi provare, a te stesso per primo, che fosse vera.
Come il primo fuoco che ha visto l'uomo, ha vinto la curiosità ed hai provato. Poi hai capito che ci si scotta, perciò ti sei tirato indietro. Ed ora soffi per far guarire la ferita, ma sai benissimo che tornerai ad avvicinarti, ancora non hai inteso che ne avrai bisogno.
Ipotesi.
Tu hai molta esperienza a farti da guida, lo sai benissimo come gestire le cose e niente ti sfugge al controllo. Tranne me.
Ebbene si. Io ti faccio ridere, ti sorprendo, non sono quasi mai ciò che ti aspetti. Questo ti attrae e spaventa allo stesso modo, perciò non arrivi al dunque.
Tu sai già che si rischia di andar giù pesante, non te l'aspettavi e credi ancora che io non faccia sul serio.
Soprattutto pensi di non avere più il tempo per innamorarti per cui ti trattieni. Ma ti ho capito e non funziona così con me.
Eppure tornerai da me, me lo sento.
E già ti vedo sorridere perché lo sai anche tu.
mercoledì, ottobre 15, 2014
Consecutio temporum
Nel momento in cui ti accorgi che ti manca qualcosa, ti muovi per andarlo a cercare; raramente lo si trova, capita più spesso che nel cercare si incorra in altro di totalmente inaspettato.
Ciò che pensavi non ti servisse, diventa ad un certo punto necessità; tanto che ti fa credere in un certo qual modo che ti sia addirittura dovuto.
E nel momento in cui cominci a credere che ti spetti ormai di diritto, ti fugge dalle mani.
Un uccellino caduto a terra che hai trovato per caso, lo accudisci per un po' ma poi lo lasci andare, una spinta con le mani e via; vola e torna a poggiarsi sulla spalla, o vola e va via.
Non ti ho tra le mani, che tu a terra non ci sei mai stato. Però mi sei diventato, non so come, necessità ed io ti ho persino preteso ad un certo punto. Ma non avevo nulla tra le mani, solo sensazioni, sguardi, intuizioni. Che alla fine a credere di possedere quello, ti ritrovi a campare d'aria.
Di nuovo ad aprire i pugni e scoprire di non aver preso proprio nulla, i palmi vuoti. Eppure credevo di averti preso, forse ti ho solo sfiorato allora -ecco cos'era quel tremolio sulla punta delle dita-.
Ma come la mettiamo coi tempi?
Non vedo futuro, analizzando la situazione; un presente nemmeno.
Passato?
Ok, ma io non ti ci voglio mettere al passato. No.
Non riesco a pensarti come un ricordo, come pretendi di essere al passato?
Eh no, non puoi.
Devi prima prenderti almeno un po' di presente prima di voler andare via.
Non si diventa passato se non si è stati, almeno un po', presente.
martedì, ottobre 07, 2014
Sinonimi
Difficile non vuol dire impossibile, che è dura non è detto che sia anche inutile. Il non dire non sempre è anche non interesse, strano non è necessariamente negativo.
Che tu sia indecifrabile non è così scontato che non possa capirti.
Non è detto.
Vero è che le cose per andare bene debbano essere semplificate, più iniziano complicate e meno possibilità hanno di andare avanti.
A ragionarci potrei asserire con indubbia consapevolezza che fai acqua da tutte le parti. Hai voglia a cercare sinonimi che ti si cuciono addosso come un vestito haute couture.
Ritorna tutto all'unica persona che hai voglia di sentire prima di dormire. Non importa quale sinonimo gli si accosti. Niente ha senso in confronto a quell'unica frazione di sinapsi, la stessa che ti fa aprire gli occhi la mattina.
E poi ancora che mi chiedi perché tu...
mercoledì, ottobre 01, 2014
Tiro alla fune.
Di nuovo.
Come scrivere, poi tracciare una linea sopra a cancellare la frase, poi riscriverla. Poi di nuovo cancellarla.
Mi sto talmente abituando a vedere le persone allontanarsi dalla mia vita che mi viene il dubbio che forse abbia davvero sbagliato tutto.
Ho ancora qualche punto fermo, quelle persone che seppure intavolassi il discorso non mi starebbero nemmeno ad ascoltare, perché il problema non sussiste, mi direbbero di lagnarmi di meno e che sono io che le mando via.
Si, vero, in parte però.
Non ho mai davvero lottato per nessuno e mai mi sognerei di essere presente al punto di veicolare l'attenzione su di me.
Di solito le persone le lascio libere di fare ciò che vogliono.
Solo che stavolta ho voluto tentare.
Ho molte volte provato a mollare, ma stavolta, mi sono detta, devo lottare, devo cercare di ottenere ad ogni costo ciò che voglio.
Stavolta, pensavo, è diverso.
Ed ho voluto credere che lo fosse.
Più volte ho allentato la presa, consapevole che a volte serve a riprenderla più forte, tirare la corda stanca le mani, allentare serve a recuperare le forze affinché si possa poi ricominciare a tirare con più vigore.
Ma quante volte si può allentare?
Quand' è che è giusto lasciare andare?
Quando cominci a sentire il dolore o quando bruciano proprio le mani?
Quando hai le dita stanche o quando cominciano le ferite?
Io non so, non ho mai tenuto una corda, ho sempre lasciato che gli altri mi venissero incontro.
Credevo che stavolta ne sarebbe valsa la pena, ma stasera le mani fanno male davvero.
La corda mi sta scivolando e non ho le forze per riprenderla.
Stasera credo che lascerò che si riposino un po' e ti lascerò andare.
Sono stanca di tirarti verso di me.
Tanto è giusto che ognuno segua la propria via, inutile cercare di portarti da me se i tuoi piedi e le tue gambe sono rivolti da tutt'altra parte.
Posso solo augurarti un Buon cammino, 'che se è qui che sei diretto arriverai, prima o poi.
domenica, settembre 14, 2014
Regista
E chi se l'aspettava di concludere l'estate così; io di certo non l'avrei mai detto.
A parte il rivivere delle situazioni simili ma con attori differenti e con epiloghi completamente opposti, ma la sensazione di una fine imminente, come se mi rendessi conto che stia per terminare il racconto; che dopo tutte le vicende, il caos, le carte mischiate ogni cosa si stia mettendo a posto. Pare che ogni cosa che mi abbia lasciata perplessa in passato, si sia ripresentata con lo scopo di sostituire ed in alcuni casi addirittura aggiustare il finale della precedente.
Taccuino e penna in mano, padrona di cancellare e riscrivere ciò che del passato non mi è piaciuto.
Una vera ed unica occasione di rivivere gli eventi come avrei voluto, fare andare le cose come esattamente vorrei che andassero.
Stavolta ho io il copione nelle mani e sta a me fare in modo che sia esattamente come lo immagino.
Sono io la regista.
Ciak, si gira.
mercoledì, settembre 10, 2014
Stile
Ci vuole sempre lo stile nel fare le cose. Altrimenti si rischia di rimanere nella massa.
Io che sono stata sempre colei che ricerca la differenza, non potevo essere da meno manco stavolta.
Cominciamo dal principio.
Lui lo conosco da tipo due anni ma solo virtualmente; essendo dalle sue parti e niente di meglio da fare, lo avviso. Lui immediatamente risponde e decidiamo di vederci.
Carino, bella situazione, belle risposte, uno spettacolo. Poi io riparto e lui: "fatti sentire", "mi manchi, lo sai?", "spero di vederti presto". E così via.
Succede che mi invitino a tornare, pochi giorni dopo, ed io vado.
Avviso lui che senza perdere tempo mi invita a cena per la sera stessa. Io sono felice di tutta questa intraprendenza, finalmente uno che sa il fatto suo. Vedi, mi ripeto, chi ti vuole ti cerca, ti pretende.
Serata carina, tutto compreso: nota che il colore dell'ombretto è in tinta con gli accessori, e già qui dovevo capirlo che non poteva essere reale; mi cede il passo, nel traversare la strada lui mi blocca col braccio davanti, come a proteggermi; poi il bacio sulla spiaggia stesi sui lettini, compreso il controllore che ci fa alzare. Andiamo alla sua macchina e mi fa trovare un mazzo di gerbere bellissime. Pure col biglietto: "spero di conoscerti meglio, M."
La serata prosegue con l'unione completa, entrambi in imbarazzo. Lui che spegne la luce, che si vergogna. Io rido perché "ma che cacchio sto facendo".
Poi la passione ci travolge.
Sembrava un temporale estivo: tanto velocemente è arrivato, tanto velocemente se n'è andato.
Alle 00.00 eravamo di fronte il cancello di casa.
Io: "non è che mi diventi una zucca?"
Lui: "stavo per chiederti se volessi perdere la scarpetta"
Un ultimo bacio, scendo.
"Ci sentiamo".
Ora, tutto bello, tutto perfetto.
Senza un poi.
Ma va bene.
Una seconda volta che contiene anche una prima.
Posso dire di aver fatto la mia prima "botta e via", solo che l'ho fatto con stile.
Niente alcool, niente sabato sera, niente di programmato.
Una serata semplicemente perfetta.
Tanto da aspettarsi un poi.
Ma bene così.
Tutto va esattamente come deve andare, l'importante è farlo con stile.
lunedì, settembre 08, 2014
Una serie di seconde volte
La prima volta che ti succede qualcosa è indimenticabile, c'è sorpresa, curiosità, ansia. La bellezza di tutte le prime volte è l'improvvisazione: fai e dici cose senza sapere che effetto scaturiscono. Tutte le mie prime le ricordo con affetto, non tanto per la situazione ma quanto il metterci tanto di sé. Le prime sono sincere, spontanee e anche un po' goffe.
Non è detto che poi tutto resti alla prima, a volte la vita ti offre una seconda chance per rifare le cose per bene. Serve ricordare almeno sai cosa fare. Io la sto avendo una seconda volta, anzi una serie di seconde. Senza volerlo quel whisky, stavolta, ha un sapore diverso, anche più buono. Ed anche il foulard ha avuto il meritato successo, cosa che la precedente invece non era avvenuto. Ora siamo allo svolgimento, cosa succederà?
Spero proprio che la seconda sia meglio.
lunedì, agosto 25, 2014
Bozzetto.
Come si fa a riprendere se stessi?
Esiste, effettivamente, un metodo per poter avere in mano la propria vita?
Focalizzare il proprio io, davvero è una cosa fattibile?
Io parto dal presupposto che è vero che il centro della propria esistenza sta nel fondo del proprio essere, non in un' altra persona, né tantomeno in un animale e figuriamoci se in un oggetto.
Lo so benissimo che una deve bastarsi da sola. Lo so.
Ma come si fa?
Finché non succede nulla è fattibile, mica ci vuole molto.
Ma quando le cose cominciano a complicarsi come funziona?
Gestire l'imprevisto nel caso delle emozioni diventa un' aritmetica impossibile anche per Einstein.
Inutile cercare di capire, inutile cercare di mantenere il controllo quando non si hanno gli strumenti adeguati a disposizione. Sarebbe come andare in guerra senza nemmeno la mimetica, un lancio nel vuoto.
Sei sempre lì a cercare di tracciare i contorni di te stessa mentre invece ti rendi conto che la tua è soltanto una bozza, con più dettagli, ma mai un disegno finito. Non sai mai qual'è la linea giusta che dovrai tracciare.
Poi arriva quel momento in cui decidi di farlo, quel "ora o mai più", il bivio di quelli più classici, proprio come fosse un film. Ti senti una protagonista, sei forte nel decidere, ci credi anche tu nel carpe diem; perciò decidi che nonostante i contro hai bisogno di seguire l'unico pro che ti viene in mente.
Vada come vada sei certa che non avrai rimorsi né rimpianti.
Poi la puntata ha un finale a sorpresa: eh si, quel simpaticone di destino al "vissero felici e contenti" ha smesso di crederci. Quindi cadi, ti fai un po' male e ti lascia cosi, a terra, a leccarti le ferite.
Va bene mischiare le carte, ma sarebbe carino che cominciassi a servirle e permettermi almeno di giocare.
venerdì, agosto 15, 2014
L'impossibile.
Pare che sia più forte di me, se le situazioni sono troppo semplici mi sembrano noiose e quindi le lascio. Quelle complicate, invece, mi stuzzicano ma poi mi stanco.
Perché penso che allora non può essere cosi complesso, che forse sono davvero io il problema.
Si. Potrebbe essere.
Ma allora come la risolvo la voglia di avere qualcuno accanto perché annulli, almeno in parte, questa malinconia dilagante?
Sempre allo stesso punto, un cane che si morde la coda.
Non mi sembra di chiedere molto. Vorrei che a qualcuno venisse in mente di mandarmi il buongiorno e la buonanotte, che avesse voglia di chiamarmi per sentire anche solo qualche secondo la mia voce; qualcuno che mi voglia nella sua vita, che se non lo cerco pretende di trovarmi, che alla fine mica mi nascondo.
Non chiederei altro, se non un poco di attenzione.
Invece va a finire sempre che durano tutti poco.
Mi cercano, io mi nascondo per un po', poi mi faccio trovare ed ecco che svaniscono ed io lascio andare.
Va a finire sempre allo stesso modo.
E questo sarà l'epilogo anche con te.
Lo so.
Fai anche tu parte dell'impossibile.
lunedì, agosto 11, 2014
Non ancora.
Cominci a scrivermi parole intense, piene di quello che tu vorresti fare al mio corpo.
Ti mostro spunti, ti regalo mappe vuote di percorsi.
Le mie foto, fatte a dovere, che risvegliano non solo i tuoi di sensi.
E ti resisto, per un po'.
Poi tu insisti, mi piace il modo in cui le tue parole si associano al mio corpo; la mia mente imbizzarrisce quando legge quegli attimi così intimi che fanno arrossire le guance, ma che solleticano la curiosità.
Poi la sfida: tu che mi chiedi se le parole, le tue, quelle lì, non mi piacciono. A me? Che il solo congiuntivo azzeccato mi fa salire la libido.
Sono con le spalle al muro perché la mia ragione mi imporrebbe di tenere ancora le redini, almeno fino all'incontro, semmai ci sarà.
Ma le tue ragioni son determinate, avanzano. Allora lancio anch'io spiragli, perché come faccio a dirti tutto?
Non avrebbe la stessa valenza.
Come dirti che ti sogno la notte?
Che mi immagino le scene che tu hai descritto così bene e mentre lo faccio immagino che a scorrermi addosso non siano le mie dita, ma le tue?
E come te lo spiego che il solo immaginarti mi fa impazzire?
Capiresti se ti dicessi che la mia pelle si riempie di brividi non appena la tocco?
Raggiungere il piacere in un attimo e restare con la voglia di te ancora addosso, può essere normale?
Ti ho visto solo una volta, non so né il tuo sapore, né il tuo odore. Mi spieghi come hai fatto a provocare tutto questo?
Non posso dirtelo, ancora no.
Non hai ancora l'idea di me.
Quando, pensando al piacere ti verrà in mente la mia bocca, le mie mani, il mio profumo, il mio sapore te lo dirò, puoi starne certo.
Ma non ancora.
sabato, agosto 09, 2014
Notturno.
La notte.
Nessun consiglio.
Dormirci sopra?
Ma le palpebre son sbarrate.
Così come i pensieri,
Che nel buio saltellano, facendo rumore;
I miei occhi voglion cercare.
Hai voglia a girarci intorno,
Cercare altrove, spedire i pensieri da tutt'altra parte,
Vedere gente, ascoltare musica.
Tutto inutile,
Se quando, poi, torni a casa,
ti stendi su di un morbido rettangolo,
I pensieri si fanno duri e fermi.
Tu. Ancora.
Inutile davvero,
Giornate passate ad ignorarci,
Far finta che non ci interessi,
Quando la notte,
Con le sue luci spente,
Accende te nella mia mente.
A che serve zittire il giorno,
Che sussurra il tuo nome,
Quando il silenzio della notte
Lo urla nelle orecchie?
Che fare allora?
Combattere come un don chischotte,
Contro l'incedere incessante dei pensieri,
O lasciarmi cullare dalla nenia
Che essi stessi provocano,
Quando s'infrangono coi miei?
I tempi razionali sono acerbi,
Ma la notte non aspetta.
Vomita tutto addosso,
Fregandosene di tutto.
Non fa sconti, lei.
Non esiste detto alcuno,
Che racconti quanto la notte possa essere sincera.
E tu, nemmeno germoglio,
Già sei radicato nei notturni pensieri.
Forse persino più forte
Di quanto potessi credere.
A luci spente, nel silenzio
Della notte.
martedì, agosto 05, 2014
Una qualunque
Forse è troppo presto parlarne con te. Un caffè e qualche messaggio non sono ancora granché. Non ti chiedo nulla, perché so che avrai le tue situazioni in ballo e non mi va di sentirmi inferiore; non perché sia tu che mi ci faccia sentire, faccio tutto da me: mi sento sempre un gradino sotto a chiunque e non sono mai capace di lottare, almeno all'inizio.
Eccomi, appunto a parlare di quello che provo se penso a quello che mi succede con te.
Credo di essere il tuo in più, sono arrivata, ti è piaciuto conversare con me, mi hai reso un giocattolino divertente. Poi mi metti a posto quando ti sei stufato.
E ci sta, in fondo non ci conosciamo, non sono questa granfiga che riesce a tenere ancorata la tua attenzione.
Però questo è quello a cui sto aspirando ora: vorrei che la tua attenzione fosse su di me, che accendendo il cellulare tu pensassi ad un mio messaggio o addirittura a volermi scrivere.
Ho voglia di essere qualcuno, non l'unica, figurati, ma nemmeno una qualunque.
sabato, luglio 26, 2014
Breathe
Un respiro.
Aria nuova nei polmoni, una pausa.
Ecco di cosa avrei bisogno adesso.
Un'ora d'aria per riattivare tutte le cellule.
Il fare quotidianamente le stesse cose, niente che ti scuota un po', sacrificarsi tanto senza essere mai totalmente felice.
È vero che non avrei nulla di che lamentarmi, sono molto fortunata ad avere quello che ho, ma non è sufficiente.
Che te ne fai dell'oggettivo quando non riesci più a sentire l'odore della notte?
Quando passi troppo tempo nello stesso posto quasi non ti accorgi più dei profumi e gli odori.
Mi rendo conto che questa staticità mi sta sobbarcando di aria stantia.
Un respiro.
Mi servirebbe una boccata d'aria, ma non riesco a muovermi.
Vorrei che entrasse qualcuno nella mia vita ad aprire quella finestra.
Vorrei sentire l'odore della pioggia che preannuncia il temporale imminente.
Il profumo della brina al mattino.
L'odore dell'erba appena tagliata.
Un profondo respiro che mi arrivi fino in fondo al mio io per permettermi di ripartire.
Un solo respiro.
venerdì, luglio 25, 2014
recycle
La vita è un ciclo continuo, che ti prende ti usa, ti butta e ti ricicla per farti tornare come nuovo sotto altre forme. La tua sostanza resta, ma la forma cambia.
E lo fanno anche le persone, già.
Ci sono quelli che ti vogliono ad ogni costo, quelli che ti prendono e basta, quelli che ti trovano per caso, quelli che fanno del tutto per poterti tenere con sé.
Poi ti usano, ti lasci usare.
'Che gli scambi d'anime funzionano così: ci si mescola per un po', poi si decide che non è male ciò che ne è venuto fuori. Ma poi ogni sostanza torna al proprio essere e ci si divide. A volte con qualche ingrediente in più, a volte con qualche ingrediente in meno. Poi la scatola va buttata nel secchio.
Può succedere che nel secchio, poi, trovi un tuo simile così il viaggio è meno pesante.
Ma ognuno poi verrà riciclato in maniera diversa.
Una scatola diventa il foglio della poesia più bella mai scritta, un foglio diventa l'involucro del pane del panettiere all'angolo, una cartellina forse il biglietto d'auguri tanto aspettato.
O quella brutta notizia che proprio non ci voleva.
O carta straccia.
Torni ad essere altro, vieni raccolto di nuovo e usato, di nuovo.
Ogni volta sarà così, è inevitabile.
Talvolta ne esci più grande, altre più piccolo.
Quello che è certo che ne uscirai sempre, in qualche modo.
Ma è complicato.
'Che non tutte le pieghe le togli, alcune restano.
Ed ogni volta rimetterti in gioco, può essere difficile. Perché i ricordi sono a lunga conservazione, restano ad oltranza, nella sostanza.
E fanno paura, tanta.
Paura di venire gettato, 'che le cadute fan sempre male, anche se poi passa.
Paura di essere usato nel modo sbagliato, che ne esci ancora più lacerato.
Ci provi sempre a mettere l'impegno affinché la riuscita sia buona, l'inizio è sempre bello.
Il barattolo appena aperto ha un buon profumo.
La mistura appena avvenuta è sfavillante.
Ma non ci riesci proprio a non avere il terrore che possa andare a male.
Anche se lo sai che ce la fai, che si sopravvive comunque, che è bello mettere in gioco tutto, hai paura.
Io ho paura.
Delle botte che prima o poi ricevi, di essere stropicciata che si sta da schifo, di cadere di nuovo perché fa male.
Ma succederà o sarai tu a farlo. Fa parte del riciclo.
Magra consolazione.
giovedì, luglio 17, 2014
Ideale, ma vero?
Ho conosciuto in carne ed ossa la mia idea di uomo.
Senza averne riscontri poi.
Conversazioni che si limitano ad un paio di frasi, piccoli labili contatti ogni volta che c'è la luna piena.
Forse anche più tempo.
Poi altre conoscenze, che a livello mentale mi rapiscono seppure il lato fisico non sia nemmeno in parte coinvolto. Mi ritrovo a cercare considerazione, mi piace il fatto che venga corteggiata, così penso che probabilmente dovrei abbassare le mire. Puntare troppo in alto non fa per me, inutile cercare di prenderti quello lì quando non puoi, quando comunque dall'altro lato non hai input.
Ho sempre creduto di dover meritare il meglio, che meglio sola piuttosto che avere al mio fianco qualcuno che non mi prenda al cento per cento, che non sono così male, che anche io posso aspirare ad avere la felicità piena.
Ultimamente però il tracollo, sarà colpa della crisi, che ne so.
Mi viene così difficile arrendermi all'evidenza che l'uomo ideale esiste, ma non fa per me.
Sono così tanto alla ricerca della felicità che forse è arrivato il momento di rivedere i miei standard.
Non so davvero cosa fare.
Sto per ritirare i remi in barca, sono stanca di viaggiare e voglio approdare il prima possibile.
sabato, luglio 12, 2014
Destino, nun te temo!
Cosa dovrei aspettarmi adesso?
Un enorme dejà-vu di persone e situazioni che non ho certo cercato né tantomeno continuato.
Come un paio di mesi fa, la sagra del ritorno.
Ero sconcertata, non pensavo potesse accadere che nel giro di una settimana tutti gli ex si riproponessero, invece sucesse e poi sei arrivato tu.
Ora, che ho da poco deciso di mollare gli ormeggi e lasciarti andare, eccoci di nuovo a fare i conti con quelli che tornano. Tutti tornano, anche fosse solo per sottolineare di essersene andati, ma qui si parla di corsi e ricorsi storici.
Io sono davvero senza piu forze.
Continuo a ricevere questi subdoli attacchi dal destino che si diverte a farmi vedere la busta dei cioccolatini ma non me la fa aprire né prenderla. Poi che fa? Mi regala dei cioccolatini stantii o addirittura già mozzicati, gli scarti.
Allora mi rifiuto, non prendo nemmeno quelli.
Non ne ho la più pallida idea di ciò che potrà accadere a breve ma so che sta archittettando un altro colpo basso.
E so già che anche stavolta accuserò il colpo.
Io non capisco perché deve prendersela tanto con me, io non mi diverto mica.
Intanto, come l'altra volta, guardo su e fischietto. Accada quel che accada mi divertirò stavolta.
Destino, nun te temo!
sabato, luglio 05, 2014
Le stelle brillano sole
Ho sempre pensato che esistono cose che non rientrano nei limiti del libero arbitrio. Alcune cose accadono e basta, non necessariamente serve una risposta o un preciso motivo.
Continuo a pensare al perché tu mister perfetto sia capitato nella mia galassia e ti abbiano messo ad orbitare intorno a me come una cometa, ti sei lasciato osservare, hai mosso la tua coda scintillante per poi sparire e andartene da dove eri venuto.
Gli occhi strabuzzanti, il naso all'insù ed ancora qui a parlare di te, del chissà se ti rivedrò ancora o se sei stato una semplice meteora.
Se ti fossi nascosto tra la miriade di stelle? Come riconoscerti?
Poi ci penso realmente e mi rendo conto che in fondo capita di essere semplici spettatori, a volte, e non per forza protagonisti, che le stelle comunque stanno lì, a prescindere, a volte si fanno vedere altre si nascondono dietro le nuvole, ma ci sono.
Brillano per tutti e non hanno certo bisogno di desideri per illuminarsi.
E che comunque vada mi hai regalato un piccolo spettacolo inaspettato, ma stai lì, resta dove sei che tanto a guardare il cielo posso farlo anche sola.
Meno male che le stelle ci pensano sole a brillare.
mercoledì, luglio 02, 2014
la scelta
Si può farlo nelle cose così come nell'amore, anche se a volte si è destinatari piuttosto che mittenti.
Con te così è stato, mi sei piombato addosso ed io ho avuto nemmeno il tempo di pensarci. Ti ho avuto tra i piedi, ci siamo mescolate le anime e poi ognuno è andato per la sua via. Ma quei cavolo di strascichi mi sono rimasti ancora intorno, ti penso maldestramente, inciampo ancora nello scriverti e ci rimango male quando non ricevo una tua risposta. Stiamo parlando di cortesia a questo punto, possibile che ti ripugna così tanto perfino rispondere? Ti resta così difficile pure scrivere quattro lettere da una tastiera. basterebbe poggiarci un secondo le dita e dare vita ad un "ciao", uno "ehi, come va?". Nulla. Ti costa così tanta fatica?
Allora penso che non bisogna per forza essere succubi delle scelte, che in fondo è vero che a volte si è travolti da scelte altrui, ma si può sempre scegliere se restare o andarsene. Ergo la mia scelta, non voglio più aspettare restando ai piedi di una finestra a guardare la tua figura in lontananza, perché so che non arriverai, quindi scelgo di non pensarti, scelgo di cancellarti. 'Che non sempre le scelte si fanno verso qualcuno, di nuovo, scelgo me stessa.
venerdì, maggio 30, 2014
conclusioni di una mente sconclusionata
Sorvoliamo sulle persone che continuano a calpestarti, come se nulla fosse; che finché servi ti cercano in continuazione ma quando poi non è più necessario starti addosso se ne vanno, ti sciacquano come un barattolo svuotato dal ripieno e ti gettano nel secchio verde.
Evitiamo di sottolineare che io non sto davvero capendo le regole del gioco e la cosa, qui, sta diventando pesante. Va bene le gioie piccole, va bene il godersi ogni attimo come fosse l'ultimo ma si sta davvero andando fuori tema.
Stampiamoci 'sto bel sorriso in faccia e andiamo avanti, ok.
Poi però arriva la notte, il silenzio, la solitudine.
Insieme con le conclusioni di una vita ancora in sospeso.
Perché io non so ancora dov'è che voglio arrivare, dov'è che sto andando, che ruolo ho in questo gioco e nessuno si è preoccupato di venirmi almeno a spiegare le regole.
Io non capisco se sto sto affondando o se questo vuol dire essere in ammollo, se ci sono dentro o se invece non c'entro proprio niente. Pare che ogni cosa che voglia iniziare non abbia un seguito. Capisco benissimo che niente è semplice e che tutto si ottiene con la fatica, voglio metterci anche le pene da scontare delle vite passate, ma dico io, tutto ora ed a me vuoi far pagare?
Un contentino, non chiedo mica tanto.
Un biscottino, così non troppo per caso, che mi faccia capire che va bene così e che ci siam quasi.
Oppure uno schiaffo, davvero. Se non è così che deve andare allora che schiaffo sia.
Ma almeno un qualcosa, un "brava" o "no, non così", un movimento.
Non si muove foglia che Dio non voglia, ok.
Siamo d'accordo, ma quanto ancora devo reggere questo peso?
Dovrei forse cominciare ad accontentarmi e non pretendere più il meglio?
Beh, perché effettivamente un po' di buono ce n'è qui in giro, ma dovrei davvero accontentarmi.
Io so quanto valgo, so quello che mi merito.
Però sappi che non posso fare finta che mi vada bene tutto ancora per molto.
Penso di meritarla anche io un po' di felicità che sia mia soltanto, non da dividere.
Le mie riserve di altruismo si stanno esaurendo, è proprio il momento che inizi a pensare un poco a me.
Me la merito tutta la felicità.
lunedì, maggio 19, 2014
Piano B
Bisogna sempre avere pronto un piano B. Ma anche uno C, D e qualche vocale. Non si sa mai.
Difficilmente le cose vanno secondo i piani, succede di rado. In effetti mettere a tavolino tutto sarebbe impensabile, le variabili sono talmente tante che uno ne uscirebbe pazzo a cercare di capirci effettivamente qualcosa.
Io un piano ce l'avevo, eccome.
Poi un incendio, il brutto tempo, un raffreddore che non passava e tu.
Niente di questo era compreso.
Il mio piano era totalmente differente: a metà maggio avrei dovuto essere già dentro la mia nuova casetta, con tutti i sacrifici connessi, ma volevo starci e basta.
Incendio improvviso senza ragionevoli spiegazioni e via.
Il caldo che non arriva quindi i malanni sull'uscio.
Tu.
Che davvero non ti immaginavo. Neanche con la mia tanta fantasia avrei potuto crearti così perfetto, con annesso brutto tempo e raffreddore da costringerci a stare dentro casa dei miei dove tu eri ospite ed io ospite forzata.
Forse il piano B era questo perché in fondo sembra frutto di una mente davvero calcolatrice, degna di una strategia di risiko.
Non tutti i Mali vengono per nuocere, ok.
Ma non è che ora stia tanto meglio, eh.
Il piano B, lasciatemelo dire è una fetecchia.
Il problema è che non l'avevo considerato; non ho pronto nemmeno il piano C o lo D.
Non ero pronta effettivamente a niente.
Più che altro non so proprio che farmene del resto, ossia uno organizza un piano per poter arrivare ad uno scopo, infatti io uno scopo ce l'avevo, l'obiettivo era molto chiaro. Ma considerando come si sono svolti i fatti, analizzando lo scaturirsi delle conseguenze e prestando attenzione all'effettivo andamento della situazione, posso asserire con estrema convinzione che il caos regna sovrano.
Quello che è un passato prossimo ormai cozza col presente, non esiste una logica umana in tutto questo.
Destino, cosmo, fato, Dio (qualunque o molteplici), necessità ineluttabile, sinapsi temporali e quant'altro: decidetevi. Secondo me stavate intavolando una partita a poker, è caduto il mazzo ed ora, una volta raccolte, le state risistemando a cazzo.
venerdì, maggio 16, 2014
Quattrocentodiciassette
venerdì, maggio 09, 2014
Omissione cosmica
domenica, maggio 04, 2014
Pacco regalo
giovedì, maggio 01, 2014
Ansia
Ninna nanna
sabato, aprile 26, 2014
Silenzio.
martedì, aprile 08, 2014
Quelli che passano.
venerdì, aprile 04, 2014
Congetture
lunedì, marzo 31, 2014
Nero
giovedì, marzo 20, 2014
All you need is love.
sabato, marzo 15, 2014
venerdì, febbraio 28, 2014
Prontuario dell'acchiappa ex-fantasmi.
giovedì, febbraio 20, 2014
Puntini
domenica, febbraio 16, 2014
Insostanziale
giovedì, febbraio 13, 2014
Impressioni.
martedì, gennaio 28, 2014
Bicromia
Nera.
Il cioccolato. Dolce ma nero, come la rabbia quella che sale da dentro, quella che vien dopo un' abbraccio di troppo.
Bianco.
La neve. Ghiaccio ma bianca, come l'amarezza, quella che ti lascia un sorriso forzato.
Poi i colori nel mezzo.
Tutti insieme.
Ma che non vedi perché tutto è bianco se apri gli occhi, tutto è nero se li tieni chiusi.
Ti ho fatto vedere i miei colori, ne hai assaporato l'essenza, hai inteso ciò che c'era.
Non dirmi che non ti avevo avvertito.
Hai fatto la tua scelta.
Ora sono bianco.
E nero.
domenica, gennaio 26, 2014
Una rosa.
lunedì, gennaio 20, 2014
Cos'è "amore"?
martedì, gennaio 14, 2014
L'eterna seconda.
Però sono stanca di essere la seconda scelta, dei sei carinissima, sei davvero una brava ragazza poco prima di andarsene. Io voglio quell'emozione quando mi vede, voglio che pensi "Dio, sei bella e sei mia", basta essere la controfigura. Voglio un ruolo da protagonista.
sabato, gennaio 04, 2014
Lista
Ha preso il taccuino e me l'ha gettato nel fuoco.
Due funerali nel giro di quattro giorni ti fanno vedere le cose in maniera davvero differente.
Così ho capito che non servono liste, non serve un know how.
Il mio mantra sarà: niente più rimorsi. Non voglio più pensare a cosa è giusto, cosa invece non lo è.
Voglio sbagliare, cadere, sporcarmi le mani. Io vivo e lo faccio con tutta me stessa, non mi importano più le paure di non riuscire, niente più schemi niente più quel che si deve.
Non ne vale la pena.
Voglio vivere cadendo, voglio piangere ridendo, voglio farmi male, 'ché le cicatrici ricordano ciò che sei.