mercoledì, dicembre 31, 2014

Ti porto con me.

Odio le feste, gli auguri ed i regali.
Non ho mai sopportato quei finti buonismi delle persone che durante l'anno sono teste di cavolo, poi a Natale si trasformano tutti in zuccherini smielati. Appiccicosi come quelle caramelle sciolte nelle tasche della nonna.
Ogni fine anno, poi, mi tocca tirare le somme e fare la lista di tutte quelle cose ormai vecchie da gettare fuori dalla finestra, quest'anno saranno un bel mucchio.
Cose e persone su cui metto una pietra sopra, tiro la linea, accartoccio e getto nell'indifferenziato.
Dopo aver compilato la lista eccomi di fronte al tuo nome.
Che me ne faccio di te?
Messo a confronto nessuno regge, cadono tutti.
Senza fare nulla hai spazzato via il resto, come tramontana tra i rami a togliere le foglie secche.
Con te ho superato parecchie barriere personali, non hai idea di quanto bene tu mi faccia.
Il lato migliore di questa sottospecie di "noi"?  Nessuno che chieda nulla all'altro. Parlo per me se ti dico che ho provato ad usare tattiche per cercare di trattenerti quando ho capito che la cosa migliore era essere me,  nuda di maschere e preconcetti, solamente me stessa, con tutto ciò che vuol dire.
E sei libero di farne l'uso che vuoi.
Ora starai pensando:"perché questa dedizione? ", sai che non so spiegarlo il perché? Ma posso dirti da dove arriva. Una scossa quando la prima volta ti ho guardato negli occhi, un fremito alla pancia la prima volta che la tua foto mi è apparsa sul pc, ancora prima che tu mi scrivessi, il brivido lungo il corpo quando il tuo braccio stringeva i miei fianchi.  Ho sempre avuto l'impressione che tu saresti stato mio, presuntuoso forse, ma non ho mai avuto paura di perderti.  Per questo non ti chiedo nulla, tu sai quando è il momento giusto, non ho fretta.
Non voglio farti cambiare vita, voglio solo avere un piccolo spazio nella tua. Sono ben consapevole di ciò che sei e di ciò che hai, per questo sai benissimo che l'unica cosa che voglio da te è l'attenzione e nulla più. Poi tutto ciò che sei disposto a donarmi, ma questo lo sai già.
Devi credermi quando te lo dico.
Perché da quando mi hai scritto non c'è stato nemmeno un giorno che non ti abbia pensato, sebbene non te lo faccia capire.
Tutto questo per avvertirti che sei tra le poche cose che scelgo di portarmi nel 2015.
Sempre che tu scelga di esserci.

martedì, dicembre 09, 2014

Intempestivo.

Sembra quasi mi ci metta d'impegno ogni volta a sbagliare il momento.
Scrivo, rispondi, riscrivo, il nulla. - idiota, io-
Buongiorno. Nisba.
Ah, vero. Deve esserci sempre una domanda per una risposta, giusto?
Ok, domando. Faccina.
Respiro.
Va bene, allora provo con le domande facili. Tipo dove sei, che fai.
Oddio, sembro una stalker.
Il momento è sempre inopportuno, le domande mai quelle giuste, le mie goffe tattiche, inconcludenti.
Ogni mio movimento mi appare intempestivo.
Forse è chiaro che non c'è molto altro da fare.
Continuo finché non arrivo a scavare il fondo della mia dignità, coi modi che mi vengono senza troppe speranze di avere qualcosa in cambio, perché tanto sarebbe comunque intempestivo qualsiasi metodo per cercare di attirare l'attenzione nei miei dintorni.
Piccolissimi segnali, che per carità ci sono.
Ma davvero, l'unica certezza è quella di essere cosciente che serva a ben poco. Che io faccia o meno qualcosa sarebbe comunque intempestivo.

"e il peccato fu creder speciale una storia normale". Guccini.

Il fatto che sia andato tutto al contrario di come uno si aspettasse non cambia nulla.
Collezionare coincidenze, collegare i continui rimandi, credere fortemente nel caso, tenere nascosti i veri sentimenti, creare stratagemmi ad hoc per far capitolare il destinatario, in passato non mi è servito. Tutte quelle persone con cui ho attuato queste strategie sono comunque andate via. Chi subito, chi dopo un po', ma comunque il finale sempre quello.
La sofferenza è la stessa, inutile credere che faccia meno male, può forse durare di meno, ma l'entità dello squarcio è identica ogni volta.
Mi viene il vomito a pensarci.
Perché paradossalmente ho creduto che, proprio perché le premesse fossero l'opposto di come di consueto accade, stavolta potesse andare in maniera diversa.
Nessuna coincidenza particolarmente evidente, anzi piuttosto il cosmo intero in pompa magna a contrariare; niente di facile, persino una semplice risposta ha avuto risvolti faticosissimi; dacché ho cominciato a credere che al contrario della semplicità delle precedenti non ci fosse alcun dubbio che stavolta, eh,  stavolta sarebbe stato diverso.
Cazzate.
Eppure il cassetto con le "cose perse"  trabocca, non credevo di dover aggiungere anche te.
Ma a quanto pare mi sbagliavo.
Se è vero che ognuno ha un posto ben preciso,  per un po' ho creduto che tu potessi tranquillamente essere nel cassetto de "il resto che resta", pensavo che ingredienti diversi facessero di te qualcos'altro.
Mi sbagliavo, evidentemente.
Perché poi non riesca a rassegnarmi non l'ho ancora capito.
Ho ancora il vomito se ci penso, perché mai avrei creduto che tu avresti potuto far male, nonostante tutto, ci credo ancora che abbia del bene da generare.
Se anche tu, nel modo in cui sei entrato, fai male allo stesso modo, cosa mi resta?
Possibile che non ci sia alcun modo per essere felici almeno un po'?
Come posso, nonostante tutto, credere che l'amore faccia bene?
Mi viene il vomito.

mercoledì, dicembre 03, 2014

Buona la prima.

Le coincidenze non esistono.
Ecco,  l'ho detto.
Mai più, è una promessa, mi soffermerò a ragionare sul caso.  Basta illazioni riguardanti avvenimenti insignificanti. Il senso delle cose siamo noi ad attribuirlo.
Perciò non esistono i segni, non c'è niente e nessuno che venga a dirti di esser tranquilla, che rientra tutto nei piani stabiliti da chicchessia.
Le "cose"  vanno esattamente come devono, puoi impegnarti per sviare un po', puoi provare a distrarre il destino,  ma se lui o chi per lui vuole divertirsi, tu non puoi farci nulla.
Puoi limitarti a far finta che ti vada bene e sorridere.
Tanto la vita è un sarcasmo continuo, il destino, Dio o chi per loro sono tutti dei sadici,  registi che si divertono a buttarti in mezzo la scena senza che tu abbia nemmeno sbirciato il copione e ti tocca improvvisare.
Il problema è che sono anni che improvviso,  sorridente sotto le luci abbaglianti di scena, ma non mi sono mai sentita ricevere un applauso, mi sento come se fossi di continuo alle prove. Ho terminato la mia pazienza, non è possibile che non abbia ancora recitato per bene la mia parte. Sono stufa di situazioni al limite del paradosso, ma così simili le une alle altre che mi sembra quasi di riviverle ogni volta.
Quindi basta, va bene improvvisare, mi sta bene hic et nunc, ma si sta esagerando. Vorrei che qualcuno mi dicesse dal cono: "buona la prima!"

mercoledì, novembre 26, 2014

Il baule

Ai tempi di mia mamma le donne si preparavano anni nell'attesa del loro momento,  c'era il momento giusto per tutto, ogni attimo importante aveva un oggetto a segnalarne l'importanza. Ogni cosa veniva racchiusa minuziosamente in un baule, che veniva aperto solo nell'apprestarsi dell'evento,  quasi come fosse un rito. Il corredo per la prima casa,  il lenzuolo della prima notte, la parure di famiglia per il giorno delle nozze. Nascere donna ti dava il diritto di accumulare regali che ti sarebbero serviti una volta diventata moglie. Ogni tanto, a turno, la mamma o la nonna ti facevano aprire quel baule e ti mostravano quelle cose,  rese così preziose dalle loro parole: quei tessuti profumavano di sogni ed ambizioni che loro stesse ci adagiavano sopra.
Il punto è che potrebbe succedere che arrivi troppo tardi il momento in cui poter godere di quegli oggetti,  potrei non avere mai l'occasione di usarli, che ne so. Dico,  se sono per me perché aspettare di essere "moglie", come se essere già "Ivana" non bastasse.
Nella vita può cambiare tutto in pochi secondi e probabilmente avrò poche occasioni per godermi il mio tempo. Ho aperto il baule, usato il lenzuolo, la coperta e gli asciugamani. Non aspetterò quella specifica occasione per indossare la parure, ma qualunque occasione che mi sembra giusta. Ci è dato del tempo a disposizione, non posso mica sprecarlo ad aspettare che quella determinata situazione accada.

martedì, novembre 25, 2014

La perseveranza è l'ultima a morire

Tu fa' pure quello che vuoi.
Io persevero.
Tu non rispondi? Io scrivo ancora.
Te lo dissi tempo fa, finché non vedo scritto sullo schermo che non mi vuoi, che devo lasciarti stare, io non mollo.
Non ho mai resistito tanto, non capisco perché sia ancora qui nonostante avessi annunciato la fine.
Senza manco stare troppo a ragionare sul perché, sto dribblando ogni coincidenza, ogni rimando. Non ho bisogno di nulla, nessun incitamento né da parte tua né da chicchessia. Nessun ostacolo invalicabile, nessuna fretta. Seppure dovessero volerci anni, il mio obiettivo sei ancora tu.
Mai ho avuto una tale caparbietà.
Sei la mia prima eccezione.

lunedì, novembre 10, 2014

Teoria di una fine

Senza nemmeno ipotizzare più ho capito che era il momento di lasciarti andare davvero. Dall'euforia di un paio di giorni fa, quando mi hai detto quel cavolo di "quando vuoi".
Prima di tutto ci si deve dare il giusto peso alle parole, se le pronunci ti prendi la tua cazzo di responsabilità. E non se ne può più, perché soprattutto dopo certe parole devono necessariamente seguire i fatti.
Mamannaggialamiseria.
Dico io, è davvero così complesso?
Dai.
Per questo ed altri motivi ho deciso di eliminare anche le ultime scuse che mi lasciavano ancorata all'idea di te. Non voglio pronunciare proprio un addio, perché ci rivedremo ancora, però vai, tanto qui intorno non c'è nulla che sia cambiato dopo di te.
So bene come ci si sta qui da soli.
Ho creduto per un po' che potessi alleviare questa piccola solitudine che mi sale ogni tanto.
La cosa che più mi dispiace è ammettere di essermi sbagliata, aver creduto al nulla, a quelle cazzo di parole. Ancora loro, non ne posso più.
Sono stanca di ascoltare false promesse che non portano mai a niente.
Perché io sono di nuovo qui, a scrivere di un altro che se ne va e lascia disordine.
Stanca di recuperare i sogni e le speranze di vivere qualcosa di bello.
Questa maledetta eco sempre intorno.

martedì, novembre 04, 2014

Ipotesi num. 4

Perché le ipotesi non sono mai abbastanza.
Per caso mi è capitato sotto mano un libro a dir poco provvidenziale: "gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere" di John Grahm.
In un capitolo spiega la teoria dell'elastico applicata agli uomini. In poche parole gli uomini, soprattutto dopo un' enfasi particolare nel rapporto con una donna, si comportano come un elastico. Il che significa che si allontana, senza eccezioni, in maniera molto naturale. Noi donne di fronte ad un comportamento del genere siamo solite cadere nel baratro -ce l'ho-, pensiamo di aver sbagliato in qualcosa -ce l'ho-, crediamo di non essere più ricambiate -ce l'ho-,  arriviamo a pensare che a lui non interessiamo più -ce l'ho-. Invece è un normalissimo,  si certamente, ciclo che passa l'uomo, che ha il solo desiderio di starsene un po' per conto proprio, ma poi torna eh. L'emerito dottor Grahm ce lo assicura. Noi dobbiamo solo concedere il tempo necessario al ritorno, che non solo avverrà, ma asserisce con una certa sicurezza che sarà doppiamente innamorato e amorevole.
Ora, i presupposti perché la sua teoria sia esatta in questo caso ci sono tutti, "mi piaci", il "noi", addirittura l'invito. 'che son stupidaggini, se ci penso, ma poi rifletto che son venute fuori da te quelle parole ed allora valgono doppio.
Vorrei tanto credere che l' ipotesi giusta sia proprio questa,  mio caro John, davvero voglio crederlo.
Non farmi essere l'eccezione.
Voglio essere la regola, almeno stavolta.

lunedì, ottobre 27, 2014

Ipotesi num. 3

Non riesco a mollare: finché non arriva la soluzione, ipotizzo.
Non per giustificarti, ma hai fatto delle cose che in fondo mi fanno ancora sperare.
Non mi hai mai mentito,  ne ho la certezza; hai omesso ma solo perché io mica ho chiesto. Non è nella mia natura farlo però nel momento in cui l'ho fatto tu hai risposto.
Ciò che io ti chiedevo -attenzioni, telefoniche ovviamente; foto, anche dei posti dove titrovassi; le tue direzioni; persino le tue compagnie- tu lo hai mostrato senza titubanza.
Vero è che ad un certo punto hai proprio smesso di rispondere, e non hai più fatto ciò che ti chiedessi; mi è bastato un giorno così e sono fuggita,  perché tu mi spaventi, non mi sento mai alla tua altezza, perciò un minimo accenno di allontanamento lo prendo come il segnale di via alla fuga, che non sia mai che sia tu ad a lasciarmi qui da sola. Perciò prima che lo faccia tu, cammino un po' all'indietro sperando che ti venga in mente di allungare una sola mano e riportarmi verso di te.
Poi in una conversazione molto sincera hai usato, forse non troppo per caso, il "noi".
Ora non voglio dire che stai progettando un futuro insieme, assolutamente,  ma hai pensato comunque che possa esserci dell'altro. Potevi dire un milione di altre cose, mentre invece mi chiedesti cosa volessi io da noi.
Io e te insieme = noi.
Matematico. Logico. Semplice.
Presupposto per nulla da sottovalutare,  senza andare a cercare ulteriori sensi eccessivamente fantasiosi, tu hai creduto,  anche se solo per una volta,  che potrebbe esserci un noi.
Hai pensato a me e te.
Poi c'è stato un-invito-ma-non-troppo, che poi non si è tramutato in realtà,  ma almeno l'hai pensato.
Piccoli passetti, quasi in sordina che mi lasciano ipotizzare che in fondo può esserci dell'altro.
Che forse non sono una pazza visionaria nella visualizzazione del quadro generale.
L'ipotesi, quindi.
Ti stai semplicemente organizzando. E mi stai mettendo alla prova per vedere quanto effettivamente posso resistere.
Si, dev'essere qualcosa del genere.

sabato, ottobre 25, 2014

Ipotesi num. 2

È probabile che ti sia stancato, potrebbe anche essere che i miei modi ti annoino e che tu vada a cercarti altro,  mica dico di no.
Parto dal presupposto che uno come te cacchio c'entra con una come me.
Tu sei abituato ad ottenere ciò che vuoi e soprattutto quando lo vuoi.
Io sono abituata ad ottenere quasi ciò che voglio con tanto di quel sacrificio che poi finisco per non volerlo manco più.
Poi mettici anche che te l'ho detto in tutti i modi che mi sono venuti in mente e tu hai glissato ogni volta, che manco Tomba alle olimpiadi,  hai aggirato tutti i paletti e sei andato via.
Va bene la chimica,  va bene l'ironia e pure la fantasia ma evidentemente non sono sufficienti o proprio non fanno per te.
Ma sai cosa fa restare tutto questo ancora come ipotesi?
Che non lo dici.
E non sei uno che non parla chiaro.
Se fosse un no l'avresti detto, ne sono certa; il problema è che non dici nemmeno si, ecco che le mie insicurezze patologiche fanno capolino ed ecco che di nuovo punto a capo a formulare ipotesi.
Sperando che almeno stavolta portino ad una soluzione.

martedì, ottobre 21, 2014

Ipotesi num. 1

Prendere coscienza dei fattori scatenanti - fatto.
Assicurarsi che ci sia sempre risposta dall'altro lato - fatto.
Tenere presente l'obiettivo finale - uhm,  fatto.
Ricordare perfettamente le sensazioni in presenza di... - hai voglia,  fatto.
Concentrarsi sulle intuizioni.
Pronta.
Postulato: esiste una chimica che va ben oltre le regole della ragione. So perfettamente cosa c'era intorno, un campo magnetico generato dall'attrazione che entrambi proviamo. Anche perché quando si incontrano due come noi esistono solo due conclusioni: o ci si attrae, o ci si respinge; entrambe le forze sono generate dalla stessa intenzione.
Non vedevi l'ora di toccare con mano tutta quella energia, volevi provare, a te stesso per primo, che fosse vera.
Come il primo fuoco che ha visto l'uomo, ha vinto la curiosità ed hai provato. Poi hai capito che ci si scotta,  perciò ti sei tirato indietro. Ed ora soffi per far guarire la ferita,  ma sai benissimo che tornerai ad avvicinarti, ancora non hai inteso che ne avrai bisogno.
Ipotesi.
Tu hai molta esperienza a farti da guida, lo sai benissimo come gestire le cose e niente ti sfugge al controllo. Tranne me.
Ebbene si. Io ti faccio ridere, ti sorprendo,  non sono quasi mai ciò che ti aspetti. Questo ti attrae e spaventa allo stesso modo,  perciò non arrivi al dunque.
Tu sai già che si rischia di andar giù pesante, non te l'aspettavi e credi ancora che io non faccia sul serio.
Soprattutto pensi di non avere più il tempo per innamorarti per cui ti trattieni. Ma ti ho capito e non funziona così con me.
Eppure tornerai da me, me lo sento.
E già ti vedo sorridere perché lo sai anche tu.

mercoledì, ottobre 15, 2014

Consecutio temporum

Nel momento in cui ti accorgi che ti manca qualcosa, ti muovi per andarlo a cercare; raramente lo si trova,  capita più spesso che nel cercare si incorra in altro di totalmente inaspettato.
Ciò che pensavi non ti servisse,  diventa ad un certo punto necessità; tanto che ti fa credere in un certo qual modo che ti sia addirittura dovuto.
E nel momento in cui cominci a credere che ti spetti ormai di diritto,  ti fugge dalle mani.
Un uccellino caduto a terra che hai trovato per caso,  lo accudisci per un po' ma poi lo lasci andare,  una spinta con le mani e via; vola e torna a poggiarsi sulla spalla, o vola e va via.
Non ti ho tra le mani, che tu a terra non ci sei mai stato. Però mi sei diventato, non so come, necessità ed io ti ho persino preteso ad un certo punto. Ma non avevo nulla tra le mani,  solo sensazioni, sguardi, intuizioni. Che alla fine a credere di possedere quello, ti ritrovi a campare d'aria.
Di nuovo ad aprire i pugni e scoprire di non aver preso proprio nulla, i palmi vuoti. Eppure credevo di averti preso,  forse ti ho solo sfiorato allora -ecco cos'era quel tremolio sulla punta delle dita-.
Ma come la mettiamo coi tempi?
Non vedo futuro, analizzando la situazione; un presente nemmeno.
Passato?
Ok,  ma io non ti ci voglio mettere al passato. No.
Non riesco a pensarti come un ricordo,  come pretendi di essere al passato?
Eh no, non puoi.
Devi prima prenderti almeno un po' di presente prima di voler andare via.
Non si diventa passato se non si è stati, almeno un po', presente.

martedì, ottobre 07, 2014

Sinonimi

Difficile non vuol dire impossibile, che è dura non è detto che sia anche inutile. Il non dire non sempre è anche non interesse, strano non è necessariamente negativo.
Che tu sia indecifrabile non è così scontato che non possa capirti.
Non è detto.
Vero è che le cose per andare bene debbano essere semplificate, più iniziano complicate e meno possibilità hanno di andare avanti. 
A ragionarci potrei asserire con indubbia consapevolezza che fai acqua da tutte le parti.  Hai voglia a cercare sinonimi che ti si cuciono addosso come un vestito haute couture.
Ritorna tutto all'unica persona che hai voglia di sentire prima di dormire. Non importa quale sinonimo gli si accosti. Niente ha senso in confronto a quell'unica frazione di sinapsi,  la stessa che ti fa aprire gli occhi la mattina.
E poi ancora che mi chiedi perché tu...

mercoledì, ottobre 01, 2014

Tiro alla fune.

Di nuovo.
Come scrivere, poi tracciare una linea sopra a cancellare la frase, poi riscriverla. Poi di nuovo cancellarla.
Mi sto talmente abituando a vedere le persone allontanarsi dalla mia vita che mi viene il dubbio che forse abbia davvero sbagliato tutto.
Ho ancora qualche punto fermo, quelle persone che seppure intavolassi il discorso non mi starebbero nemmeno ad ascoltare, perché il problema non sussiste, mi direbbero di lagnarmi di meno e che sono io che le mando via.
Si, vero, in parte però.
Non ho mai davvero lottato per nessuno e mai mi sognerei di essere presente al punto di veicolare l'attenzione su di me.
Di solito le persone le lascio libere di fare ciò che vogliono.
Solo che stavolta ho voluto tentare.
Ho molte volte provato a mollare, ma stavolta, mi sono detta, devo lottare, devo cercare di ottenere ad ogni costo ciò che voglio.
Stavolta, pensavo, è diverso.
Ed ho voluto credere che lo fosse.
Più volte ho allentato la presa, consapevole che a volte serve a riprenderla più forte, tirare la corda stanca le mani, allentare serve a recuperare le forze affinché si possa poi ricominciare a tirare con più vigore.
Ma quante volte si può allentare?
Quand' è che è giusto lasciare andare?
Quando cominci a sentire il dolore o quando bruciano proprio le mani?
Quando hai le dita stanche o quando cominciano le ferite?
Io non so, non ho mai tenuto una corda, ho sempre lasciato che gli altri mi venissero incontro.
Credevo che stavolta ne sarebbe valsa la pena, ma stasera le mani fanno male davvero.
La corda mi sta scivolando e non ho le forze per riprenderla.
Stasera credo che lascerò che si riposino un po' e ti lascerò andare.
Sono stanca di tirarti verso di me.
Tanto è giusto che ognuno segua la propria via, inutile cercare di portarti da me se i tuoi piedi e le tue gambe sono rivolti da tutt'altra parte.
Posso solo augurarti un Buon cammino, 'che se è qui che sei diretto arriverai, prima o poi.

domenica, settembre 14, 2014

Regista

E chi se l'aspettava di concludere l'estate così; io di certo non l'avrei mai detto.
A parte il rivivere delle situazioni simili ma con attori differenti e con epiloghi completamente opposti, ma la sensazione di una fine imminente, come se mi rendessi conto che stia per terminare il racconto; che dopo tutte le vicende, il caos, le carte mischiate ogni cosa si stia mettendo a posto. Pare che ogni cosa che mi abbia lasciata perplessa in passato, si sia ripresentata con lo scopo di sostituire ed in alcuni casi addirittura aggiustare il finale della precedente.
Taccuino e penna in mano, padrona di cancellare e riscrivere ciò che del passato non mi è piaciuto.
Una vera ed unica occasione di rivivere gli eventi come avrei voluto, fare andare le cose come esattamente vorrei che andassero.
Stavolta ho io il copione nelle mani e sta a me fare in modo che sia esattamente come lo immagino.
Sono io la regista.
Ciak, si gira.

mercoledì, settembre 10, 2014

Stile

Ci vuole sempre lo stile nel fare le cose. Altrimenti si rischia di rimanere nella massa.
Io che sono stata sempre colei che ricerca la differenza, non potevo essere da meno manco stavolta.
Cominciamo dal principio.
Lui lo conosco da tipo due anni ma solo virtualmente; essendo dalle sue parti e niente di meglio da fare, lo avviso. Lui immediatamente risponde e decidiamo di vederci.
Carino, bella situazione, belle risposte, uno spettacolo. Poi io riparto e lui: "fatti sentire", "mi manchi, lo sai?", "spero di vederti presto". E così via.
Succede che mi invitino a tornare, pochi giorni dopo, ed io vado.
Avviso lui che senza perdere tempo mi invita a cena per la sera stessa. Io sono felice di tutta questa intraprendenza, finalmente uno che sa il fatto suo. Vedi, mi ripeto, chi ti vuole ti cerca, ti pretende.
Serata carina, tutto compreso: nota che il colore dell'ombretto è in tinta con gli accessori, e già qui dovevo capirlo che non poteva essere reale; mi cede il passo, nel traversare la strada lui mi blocca col braccio davanti, come a proteggermi; poi il bacio sulla spiaggia stesi sui lettini, compreso il controllore che ci fa alzare. Andiamo alla sua macchina e mi fa trovare un mazzo di gerbere bellissime. Pure col biglietto: "spero di conoscerti meglio, M."
La serata prosegue con l'unione completa, entrambi in imbarazzo. Lui che spegne la luce, che si vergogna. Io rido perché "ma che cacchio sto facendo".
Poi la passione ci travolge.
Sembrava un temporale estivo: tanto velocemente è arrivato, tanto velocemente se n'è andato.
Alle 00.00 eravamo di fronte il cancello di casa.
Io: "non è che mi diventi una zucca?"
Lui: "stavo per chiederti se volessi perdere la scarpetta"
Un ultimo bacio, scendo.
"Ci sentiamo".
Ora, tutto bello, tutto perfetto.
Senza un poi.
Ma va bene.
Una seconda volta che contiene anche una prima.
Posso dire di aver fatto la mia prima "botta e via", solo che l'ho fatto con stile.
Niente alcool, niente sabato sera, niente di programmato.
Una serata semplicemente perfetta.
Tanto da aspettarsi un poi.
Ma bene così.
Tutto va esattamente come deve andare, l'importante è farlo con stile.

lunedì, settembre 08, 2014

Una serie di seconde volte

La prima volta che ti succede qualcosa è indimenticabile, c'è sorpresa, curiosità, ansia. La bellezza di tutte le prime volte è l'improvvisazione: fai e dici cose senza sapere che effetto scaturiscono. Tutte le mie prime le ricordo con affetto, non tanto per la situazione ma quanto il metterci tanto di sé. Le prime sono sincere, spontanee e anche un po' goffe.
Non è detto che poi tutto resti alla prima, a volte la vita ti offre una seconda chance per rifare le cose per bene. Serve ricordare almeno sai cosa fare. Io la sto avendo una seconda volta, anzi una serie di seconde. Senza volerlo quel whisky, stavolta, ha un sapore diverso, anche più buono. Ed anche il foulard ha avuto il meritato successo, cosa che la precedente invece non era avvenuto. Ora siamo allo svolgimento, cosa succederà?
Spero proprio che la seconda sia meglio.

lunedì, agosto 25, 2014

Bozzetto.

Come si fa a riprendere se stessi?
Esiste, effettivamente, un metodo per poter avere in mano la propria vita?
Focalizzare il proprio io, davvero è una cosa fattibile?
Io parto dal presupposto che è vero che il centro della propria esistenza sta nel fondo del proprio essere, non in un' altra persona, né tantomeno in un animale e figuriamoci se in un oggetto.
Lo so benissimo che una deve bastarsi da sola. Lo so.
Ma come si fa?
Finché non succede nulla è fattibile, mica ci vuole molto.
Ma quando le cose cominciano a complicarsi come funziona?
Gestire l'imprevisto nel caso delle emozioni diventa un' aritmetica impossibile anche per Einstein.
Inutile cercare di capire, inutile cercare di mantenere il controllo quando non si hanno gli strumenti adeguati a disposizione. Sarebbe come andare in guerra senza nemmeno la mimetica, un lancio nel vuoto.
Sei sempre lì a cercare di tracciare i contorni di te stessa mentre invece ti rendi conto che la tua è soltanto una bozza, con più dettagli, ma mai un disegno finito. Non sai mai qual'è la linea giusta che dovrai tracciare.
Poi arriva quel momento in cui decidi di farlo, quel "ora o mai più", il bivio di quelli più classici, proprio come fosse un film. Ti senti una protagonista, sei forte nel decidere, ci credi anche tu nel carpe diem; perciò decidi che nonostante i contro hai bisogno di seguire l'unico pro che ti viene in mente.
Vada come vada sei certa che non avrai rimorsi né rimpianti.
Poi la puntata ha un finale a sorpresa: eh si, quel simpaticone di destino al "vissero felici e contenti" ha smesso di crederci. Quindi cadi, ti fai un po' male e ti lascia cosi, a terra, a leccarti le ferite.
Va bene mischiare le carte, ma sarebbe carino che cominciassi a servirle e permettermi almeno di giocare.

venerdì, agosto 15, 2014

L'impossibile.

Pare che sia più forte di me, se le situazioni sono troppo semplici mi sembrano noiose e quindi le lascio. Quelle complicate, invece, mi stuzzicano ma poi mi stanco.
Perché penso che allora non può essere cosi complesso, che forse sono davvero io il problema.
Si. Potrebbe essere.
Ma allora come la risolvo la voglia di avere qualcuno accanto perché annulli, almeno in parte, questa malinconia dilagante?
Sempre allo stesso punto, un cane che si morde la coda.
Non mi sembra di chiedere molto. Vorrei che a qualcuno venisse in mente di mandarmi il buongiorno e la buonanotte, che avesse voglia di chiamarmi per sentire anche solo qualche secondo la mia voce; qualcuno che mi voglia nella sua vita, che se non lo cerco pretende di trovarmi, che alla fine mica mi nascondo.
Non chiederei altro, se non un poco di attenzione.
Invece va a finire sempre che durano tutti poco.
Mi cercano, io mi nascondo per un po', poi mi faccio trovare ed ecco che svaniscono ed io lascio andare.
Va a finire sempre allo stesso modo.
E questo sarà l'epilogo anche con te.
Lo so.
Fai anche tu parte dell'impossibile.

lunedì, agosto 11, 2014

Non ancora.

Cominci a scrivermi parole intense, piene di quello che tu vorresti fare al mio corpo.
Ti mostro spunti, ti regalo mappe vuote di percorsi.
Le mie foto, fatte a dovere, che risvegliano non solo i tuoi di sensi.
E ti resisto, per un po'.
Poi tu insisti, mi piace il modo in cui le tue parole si associano al mio corpo; la mia mente imbizzarrisce quando legge quegli attimi così intimi che fanno arrossire le guance, ma che solleticano la curiosità.
Poi la sfida: tu che mi chiedi se le parole, le tue, quelle lì, non mi piacciono. A me? Che il solo congiuntivo azzeccato mi fa salire la libido.
Sono con le spalle al muro perché la mia ragione mi imporrebbe di tenere ancora le redini, almeno fino all'incontro, semmai ci sarà.
Ma le tue ragioni son determinate, avanzano. Allora lancio anch'io spiragli, perché come faccio a dirti tutto?
Non avrebbe la stessa valenza.
Come dirti che ti sogno la notte?
Che mi immagino le scene che tu hai descritto così bene e mentre lo faccio immagino che a scorrermi addosso non siano le mie dita, ma le tue?
E come te lo spiego che il solo immaginarti mi fa impazzire?
Capiresti se ti dicessi che la mia pelle si riempie di brividi non appena la tocco?
Raggiungere il piacere in un attimo e restare con la voglia di te ancora addosso, può essere normale?
Ti ho visto solo una volta, non so né il tuo sapore, né il tuo odore. Mi spieghi come hai fatto a provocare tutto questo?
Non posso dirtelo, ancora no.
Non hai ancora l'idea di me.
Quando, pensando al piacere ti verrà in mente la mia bocca, le mie mani, il mio profumo, il mio sapore te lo dirò, puoi starne certo.
Ma non ancora.

sabato, agosto 09, 2014

Notturno.

La notte.
Nessun consiglio.
Dormirci sopra?
Ma le palpebre son sbarrate.
Così come i pensieri,
Che nel buio saltellano, facendo rumore;
I miei occhi voglion cercare.
Hai voglia a girarci intorno,
Cercare altrove, spedire i pensieri da tutt'altra parte,
Vedere gente, ascoltare musica.
Tutto inutile,
Se quando, poi, torni a casa,
ti stendi su di un morbido rettangolo,
I pensieri si fanno duri e fermi.
Tu. Ancora.
Inutile davvero,
Giornate passate ad ignorarci,
Far finta che non ci interessi,
Quando la notte,
Con le sue luci spente,
Accende te nella mia mente.
A che serve zittire il giorno,
Che sussurra il tuo nome,
Quando il silenzio della notte
Lo urla nelle orecchie?
Che fare allora?
Combattere come un don chischotte,
Contro l'incedere incessante dei pensieri,
O lasciarmi cullare dalla nenia
Che essi stessi provocano,
Quando s'infrangono coi miei?
I tempi razionali sono acerbi,
Ma la notte non aspetta.
Vomita tutto addosso,
Fregandosene di tutto.
Non fa sconti, lei.
Non esiste detto alcuno,
Che racconti quanto la notte possa essere sincera.
E tu, nemmeno germoglio,
Già sei radicato nei notturni pensieri.
Forse persino più forte
Di quanto potessi credere.
A luci spente, nel silenzio
Della notte.

martedì, agosto 05, 2014

Una qualunque

Forse è troppo presto parlarne con te. Un caffè e qualche messaggio non sono ancora granché. Non ti chiedo nulla, perché so che avrai le tue situazioni in ballo e non mi va di sentirmi inferiore; non perché sia tu che mi ci faccia sentire, faccio tutto da me: mi sento sempre un gradino sotto a chiunque e non sono mai capace di lottare, almeno all'inizio.
Eccomi, appunto a parlare di quello che provo se penso a quello che mi succede con te.
Credo di essere il tuo in più, sono arrivata, ti è piaciuto conversare con me, mi hai reso un giocattolino divertente. Poi mi metti a posto quando ti sei stufato.
E ci sta, in fondo non ci conosciamo, non sono questa granfiga che riesce a tenere ancorata la tua attenzione.
Però questo è quello a cui sto aspirando ora: vorrei che la tua attenzione fosse su di me, che accendendo il cellulare tu pensassi ad un mio messaggio o addirittura a volermi scrivere.
Ho voglia di essere qualcuno, non l'unica, figurati, ma nemmeno una qualunque.

sabato, luglio 26, 2014

Breathe

Un respiro.
Aria nuova nei polmoni, una pausa.
Ecco di cosa avrei bisogno adesso.
Un'ora d'aria per riattivare tutte le cellule.
Il fare quotidianamente le stesse cose, niente che ti scuota un po', sacrificarsi tanto senza essere mai totalmente felice.
È vero che non avrei nulla di che lamentarmi, sono molto fortunata ad avere quello che ho, ma non è sufficiente.
Che te ne fai dell'oggettivo quando non riesci più a sentire l'odore della notte?
Quando passi troppo tempo nello stesso posto quasi non ti accorgi più dei profumi e gli odori.
Mi rendo conto che questa staticità mi sta sobbarcando di aria stantia.
Un respiro.
Mi servirebbe una boccata d'aria, ma non riesco a muovermi.
Vorrei che entrasse qualcuno nella mia vita ad aprire quella finestra.
Vorrei sentire l'odore della pioggia che preannuncia il temporale imminente.
Il profumo della brina al mattino.
L'odore dell'erba appena tagliata.
Un profondo respiro che mi arrivi fino in fondo al mio io per permettermi di ripartire.
Un solo respiro.

venerdì, luglio 25, 2014

recycle

Sono solo un po' stropicciata.
La vita è un ciclo continuo, che ti prende ti usa, ti butta e ti ricicla per farti tornare come nuovo sotto altre forme. La tua sostanza resta, ma la forma cambia.
E lo fanno anche le persone, già.
Ci sono quelli che ti vogliono ad ogni costo, quelli che ti prendono e basta, quelli che ti trovano per caso, quelli che fanno del tutto per poterti tenere con sé.
Poi ti usano, ti lasci usare.
'Che gli scambi d'anime funzionano così: ci si mescola per un po', poi si decide che non è male ciò che ne è venuto fuori. Ma poi ogni sostanza torna al proprio essere e ci si divide. A volte con qualche ingrediente in più, a volte con qualche ingrediente in meno. Poi la scatola va buttata nel secchio.
Può succedere che nel secchio, poi, trovi un tuo simile così il viaggio è meno pesante.
Ma ognuno poi verrà riciclato in maniera diversa.
Una scatola diventa il foglio della poesia più bella mai scritta, un foglio diventa l'involucro del pane del panettiere all'angolo, una cartellina forse il biglietto d'auguri tanto aspettato.
O quella brutta notizia che proprio non ci voleva.
O carta straccia.
Torni ad essere altro, vieni raccolto di nuovo e usato, di nuovo.
Ogni volta sarà così, è inevitabile.
Talvolta ne esci più grande, altre più piccolo.
Quello che è certo che ne uscirai sempre, in qualche modo.
Ma è complicato.
'Che non tutte le pieghe le togli, alcune restano.
Ed ogni volta rimetterti in gioco, può essere difficile. Perché i ricordi sono a lunga conservazione, restano ad oltranza, nella sostanza.
E fanno paura, tanta.
Paura di venire gettato, 'che le cadute fan sempre male, anche se poi passa.
Paura di essere usato nel modo sbagliato, che ne esci ancora più lacerato.
Ci provi sempre a mettere l'impegno affinché la riuscita sia buona, l'inizio è sempre bello.
Il barattolo appena aperto ha un buon profumo.
La mistura appena avvenuta è sfavillante.
Ma non ci riesci proprio a non avere il terrore che possa andare a male.
Anche se lo sai che ce la fai, che si sopravvive comunque, che è bello mettere in gioco tutto, hai paura.
Io ho paura.
Delle botte che prima o poi ricevi, di essere stropicciata che si sta da schifo, di cadere di nuovo perché fa male.
Ma succederà o sarai tu a farlo. Fa parte del riciclo.
Magra consolazione.

giovedì, luglio 17, 2014

Ideale, ma vero?

Sono molto combattuta.
Ho conosciuto in carne ed ossa la mia idea di uomo.
Senza averne riscontri poi.
Conversazioni che si limitano ad un paio di frasi, piccoli labili contatti ogni volta che c'è la luna piena.
Forse anche più tempo.
Poi altre conoscenze, che a livello mentale mi rapiscono seppure il lato fisico non sia nemmeno in parte coinvolto. Mi ritrovo a cercare considerazione, mi piace il fatto che venga corteggiata, così penso che probabilmente dovrei abbassare le mire. Puntare troppo in alto non fa per me, inutile cercare di prenderti quello lì quando non puoi, quando comunque dall'altro lato non hai input.
Ho sempre creduto di dover meritare il meglio, che meglio sola piuttosto che avere al mio fianco qualcuno che non mi prenda al cento per cento, che non sono così male, che anche io posso aspirare ad avere la felicità piena.
Ultimamente però il tracollo, sarà colpa della crisi, che ne so.
Mi viene così difficile arrendermi all'evidenza che l'uomo ideale esiste, ma non fa per me.
Sono così tanto alla ricerca della felicità che forse è arrivato il momento di rivedere i miei standard.
Non so davvero cosa fare.
Sto per ritirare i remi in barca, sono stanca di viaggiare e voglio approdare il prima possibile.

sabato, luglio 12, 2014

Destino, nun te temo!

Cosa dovrei aspettarmi adesso?
Un enorme dejà-vu di persone e situazioni che non ho certo cercato né tantomeno continuato.
Come un paio di mesi fa, la sagra del ritorno.
Ero sconcertata, non pensavo potesse accadere che nel giro di una settimana tutti gli ex si riproponessero, invece sucesse e poi sei arrivato tu.
Ora, che ho da poco deciso di mollare gli ormeggi e lasciarti andare, eccoci di nuovo a fare i conti con quelli che tornano. Tutti tornano, anche fosse solo per sottolineare di essersene andati, ma qui si parla di corsi e ricorsi storici.
Io sono davvero senza piu forze.
Continuo a ricevere questi subdoli attacchi dal destino che si diverte a farmi vedere la busta dei cioccolatini ma non me la fa aprire né prenderla. Poi che fa? Mi regala dei cioccolatini stantii o addirittura già mozzicati, gli scarti.
Allora mi rifiuto, non prendo nemmeno quelli.
Non ne ho la più pallida idea di ciò che potrà accadere a breve ma so che sta archittettando un altro colpo basso.
E so già che anche stavolta accuserò il colpo.
Io non capisco perché deve prendersela tanto con me, io non mi diverto mica.
Intanto, come l'altra volta, guardo su e fischietto. Accada quel che accada mi divertirò stavolta.
Destino, nun te temo!

sabato, luglio 05, 2014

Le stelle brillano sole

Ho sempre pensato che esistono cose che non rientrano nei limiti del libero arbitrio. Alcune cose accadono e basta, non necessariamente serve una risposta o un preciso motivo.
Continuo a pensare al perché tu mister perfetto sia capitato nella mia galassia e ti abbiano messo ad orbitare intorno a me come una cometa, ti sei lasciato osservare, hai mosso la tua coda scintillante per poi sparire e andartene da dove eri venuto.
Gli occhi strabuzzanti, il naso all'insù ed ancora qui a parlare di te, del chissà se ti rivedrò ancora o se sei stato una semplice meteora.
Se ti fossi nascosto tra la miriade di stelle? Come riconoscerti?
Poi ci penso realmente e mi rendo conto che in fondo capita di essere semplici spettatori, a volte, e non per forza protagonisti, che le stelle comunque stanno lì, a prescindere, a volte si fanno vedere altre si nascondono dietro le nuvole, ma ci sono.
Brillano per tutti e non hanno certo bisogno di desideri per illuminarsi.
E che comunque vada mi hai regalato un piccolo spettacolo inaspettato, ma stai lì, resta dove sei che tanto a guardare il cielo posso farlo anche sola.
Meno male che le stelle ci pensano sole a brillare.

mercoledì, luglio 02, 2014

la scelta

E' tutta una questione di scelte.
Si può farlo nelle cose così come nell'amore, anche se a volte si è destinatari piuttosto che mittenti.
Con te così è stato, mi sei piombato addosso ed io ho avuto nemmeno il tempo di pensarci. Ti ho avuto tra i piedi, ci siamo mescolate le anime e poi ognuno è andato per la sua via. Ma quei cavolo di strascichi mi sono rimasti ancora intorno, ti penso maldestramente, inciampo ancora nello scriverti e ci rimango male quando non ricevo una tua risposta. Stiamo parlando di cortesia a questo punto, possibile che ti ripugna così tanto perfino rispondere? Ti resta così difficile pure scrivere quattro lettere da una tastiera. basterebbe poggiarci un secondo le dita e dare vita ad un "ciao", uno "ehi, come va?". Nulla. Ti costa così tanta fatica?
Allora penso che non bisogna per forza essere succubi delle scelte, che in fondo è vero che a volte si è travolti da scelte altrui, ma si può sempre scegliere se restare o andarsene. Ergo la mia scelta, non voglio più aspettare restando ai piedi di una finestra a guardare la tua figura in lontananza, perché so che non arriverai, quindi scelgo di non pensarti, scelgo di cancellarti. 'Che non sempre le scelte si fanno verso qualcuno, di nuovo, scelgo me stessa.

venerdì, maggio 30, 2014

conclusioni di una mente sconclusionata

Facciamo finta che oggi il caffè è buonissimo, che tutto è andato bene e che non c'è niente di sbagliato.
Sorvoliamo sulle persone che continuano a calpestarti, come se nulla fosse; che finché servi ti cercano in continuazione ma quando poi non è più necessario starti addosso se ne vanno, ti sciacquano come un barattolo svuotato dal ripieno e ti gettano nel secchio verde.
Evitiamo di sottolineare che io non sto davvero capendo le regole del gioco e la cosa, qui, sta diventando pesante. Va bene le gioie piccole, va bene il godersi ogni attimo come fosse l'ultimo ma si sta davvero andando fuori tema.
Stampiamoci 'sto bel sorriso in faccia e andiamo avanti, ok.
Poi però arriva la notte, il silenzio, la solitudine.
Insieme con le conclusioni di una vita ancora in sospeso.
Perché io non so ancora dov'è che voglio arrivare, dov'è che sto andando, che ruolo ho in questo gioco e nessuno si è preoccupato di venirmi almeno a spiegare le regole.
Io non capisco se sto sto affondando o se questo vuol dire essere in ammollo, se ci sono dentro o se invece non c'entro proprio niente. Pare che ogni cosa che voglia iniziare non abbia un seguito. Capisco benissimo che niente è semplice e che tutto si ottiene con la fatica, voglio metterci anche le pene da scontare delle vite passate, ma dico io, tutto ora ed a me vuoi far pagare?
Un contentino, non chiedo mica tanto.
Un biscottino, così non troppo per caso, che mi faccia capire che va bene così e che ci siam quasi.
Oppure uno schiaffo, davvero. Se non è così che deve andare allora che schiaffo sia.
Ma almeno un qualcosa, un "brava" o "no, non così", un movimento.
Non si muove foglia che Dio non voglia, ok.
Siamo d'accordo, ma quanto ancora devo reggere questo peso?
Dovrei forse cominciare ad accontentarmi e non pretendere più il meglio?
Beh, perché effettivamente un po' di buono ce n'è qui in giro, ma dovrei davvero accontentarmi.
Io so quanto valgo, so quello che mi merito.
Però sappi che non posso fare finta che mi vada bene tutto ancora per molto.
Penso di meritarla anche io un po' di felicità che sia mia soltanto, non da dividere.
Le mie riserve di altruismo si stanno esaurendo, è proprio il momento che inizi a pensare un poco a me.
Me la merito tutta la felicità.

lunedì, maggio 19, 2014

Piano B

Bisogna sempre avere pronto un piano B. Ma anche uno C, D e qualche vocale. Non si sa mai.

Difficilmente le cose vanno secondo i piani, succede di rado. In effetti mettere a tavolino tutto sarebbe impensabile, le variabili sono talmente tante che uno ne uscirebbe pazzo a cercare di capirci effettivamente qualcosa.

Io un piano ce l'avevo, eccome.

Poi un incendio, il brutto tempo, un raffreddore che non passava e tu.

Niente di questo era compreso.

Il mio piano era totalmente differente: a metà maggio avrei dovuto essere già dentro la mia nuova casetta, con tutti i sacrifici connessi, ma volevo starci e basta.

Incendio improvviso senza ragionevoli spiegazioni e via.

Il caldo che non arriva quindi i malanni sull'uscio.

Tu. 

Che davvero non ti immaginavo. Neanche con la mia tanta fantasia avrei potuto crearti così perfetto, con annesso brutto tempo e raffreddore da costringerci a stare dentro casa dei miei dove tu eri ospite ed io ospite forzata. 

Forse il piano B era questo perché in fondo sembra frutto di una mente davvero calcolatrice, degna di una strategia di risiko.

Non tutti i Mali vengono per nuocere, ok. 

Ma non è che ora stia tanto meglio, eh.

Il piano B, lasciatemelo dire è una fetecchia.

Il problema è che non l'avevo considerato; non ho pronto nemmeno il piano C o lo D.

Non ero pronta effettivamente a niente.

Più che altro non so proprio che farmene del resto, ossia uno organizza un piano per poter arrivare ad uno scopo, infatti io uno scopo ce l'avevo, l'obiettivo era molto chiaro. Ma considerando come si sono svolti i fatti, analizzando lo scaturirsi delle conseguenze e prestando attenzione all'effettivo andamento della situazione, posso asserire con estrema convinzione che il caos regna sovrano. 

Quello che è un passato prossimo ormai cozza col presente, non esiste una logica umana in tutto questo.

Destino, cosmo, fato, Dio (qualunque o molteplici), necessità ineluttabile, sinapsi temporali e quant'altro: decidetevi. Secondo me stavate intavolando una partita a poker, è caduto il mazzo ed ora, una volta raccolte, le state risistemando a cazzo.

venerdì, maggio 16, 2014

Quattrocentodiciassette

Quattrocentodiciassette.
No, dico.
Se in un metro ci metto un passo e mezzo, non andando troppo veloce.
Però metti che ho fretta forse anche uno solo. Quindi sarebbero mila passi. 
Una cifra.
Anche di corsa sarebbero tanti comunque.
Chissà che al duecentottesimo e mezzo mi ci ripensi. Se mi dovesse assalire la mia solita insicurezza ci metterei una decina di passi a tornare indietro.
Ma se decidessi di incamminarmi credo che le cose andrebbero esattamente così, passo più, passo meno.
Passerei i primi cinquanta a pensare al momento in cui ti avrei di fronte; dovrei poi depennare più della metà delle frasi che mi verrebbero in mente perché ritenute troppo idiote; la parte restante, poi, eliminarla perché troppo soap opera napoletana. Rimarrei, quindi con un pugno di lettere che lancerei in aria come coriandoli per poi raccoglierle alla rinfusa cercando di creare qualche frase di senso compiuto, manco fosse una partita a scarabeo. 
Fino al centoduesimo di sicuro penserei alle tue di parole, che non so fino a che punto riuscirei a togliermi il sorriso ebete, ci metterei un po', credo.
Che poi so già come andrebbe: te mi vai a dire proprio quella frase ch'io non mi aspettavo sentirti pronunciare perciò cadrei in quello stato semi-confusionale tipico di chi ha appena avuto una visione mistica. Se ti ci metti d'impegno ci potrebbe anche rientrare una simil-convulsione, magari.
Se ci aggiungi poi il sorriso, quello tuo, quello lì mischiato di tenerezza, è la fine.
Chettelodicoaffà.
Fino intorno ai duecento potrei decidere di attivare la modalità ottimismo, indi per cui pensare a tutte le cose belle che di me potrebbero piacerti, ma solo se butto giù un paio di negroni tutti d'un fiato. Se scegliessi di restare sobria allora potrebbe essere un pelino più delicato.
Beh, si. Perché potrei pensare che sono tanti i passi da fare, che poi a tornare indietro la fatica è doppia, che chimelofaffare. 
Sicché arriverei al duecentottesimo e mezzo.
Mettiamo il caso che decidessi di tornare indietro sarebbe una tragedia, lo so.
Qualcosa del tipo processione verso l'autoflaggellazione.
Si, perché mi sfracasserei gli zebedei pensando a quanto possa essere stupida, che meglio avere rimorsi che rimpianti, che la vita è una e va vissuta e via discorrendo tra le frasi da diario del liceo, ma continuando a tornare indietro. Più o meno.
Se invece dovesse essere una bella giornata di sole e che quei due negroni siano in circolo, beh allora i passi diverrebbero anche più veloci.
La mia mente sarebbe proiettata verso l'obiettivo e fino al quattrocentesimo forse avrei chiare nella mente le immagini idilliache di noi due assieme, a correre tra erba alta e fiori di campo, tu che mi prendi al volo e fai un paio di giri, col sottofondo di what a wonderful world. Larararà.
Non appena arrivassi al cartello che indica il confine del tuo paese, i miei passi, credo, rallenterebbero. Persino il ticchettio del tempo potrebbe diminuire. Lentamente mi comincerei a specchiare nei finestrini delle macchine, aggiustandomi i capelli, le occhiaie ed i vestiti.
Un passo si, uno no.
Un passo dai su, uno macheccazz.
Un passo machetefregavai, uno nononono.
Un passo santiddio benedettissimo.
Beh, son tanti i passi da fare, migliaia.
Quattrocentodiciassettemila.
Che potrei essere ovunque eh, mica per forza là, ecco.
Ma se scegliessi di muovermi non avrei altre mète, il mio arrivo, il mio approdo saresti tu, se dovessi partire proprio ora.
Quattrocentodiciassette, quanto è grande in fondo?
Tanto così?
Cioè fino a quanta roba ci posso mettere?
Parecchia, mi sa.
Hai voglia a riempirli, insomma.
Quattrocentodiciassette motivi li potrei trovare? Oddio, si.
Che finché non ci ho ragionato pensavo fosse davvero tanto, ma quando poi cominci a contare davvero, quando poi ti cominci a muovere, non sono mica tanti.
La distanza sta davvero solo nella testa.
Giuro che Quattrocentodiciassette, alla fine, non mi sembra più un' eresia.
Che già a pronunciarlo ci si fa la bocca subito. 
Chissà che i tuoi siano Quattrocentodiciassettemila o trecentonovantatrémila.
Semmai ti muovessi.



venerdì, maggio 09, 2014

Omissione cosmica

Dopo tutto si sarà stancato anche il cosmo. 
Tutti quei segni e coincidenze, un lavoraccio. Avrà preso una pausa. 
Speriamo sia un pisolino, che non duri molto, insomma.
Sai com'è. 
Mi ci stavo quasi abituando che dopo una conoscenza mi mandasse miliardi di segni, stupidi eh, ma sempre indizi erano.
Non stavolta. Ne avrà messi troppi in mezzo in quei giorni che saranno finiti ormai. Quante coincidenze abbiamo a disposizione per ogni persona che ci attraversa? Le mie e le sue si saranno, ora, esaurite, logicamente non può più mostrarmi nulla.
Oppure stavolta mi vuoi dimostrare che è diverso perché non ti servono questi mezzucci? Che le cose accadrebbero a prescindere anche senza avvisaglie?
Giuro manco a cercarle. Incredibile.
Le precedenti potevo persino sentire il fiatone mentre arrancava per farmi trovare qualcosa, stavolta lo sento molto rilassato, anzi non lo sento proprio. 
Immagino sia stato un duro lavoro eh, intessere una tela per ben sette anni e far incastrare le giuste cose nell'esatto momento deve esser stata una fatica. Lo credo bene. Poi un risultato ineccepibile. Professionista proprio.
Scusami ma non riesco proprio a non essere sarcastica. Mi viene naturale usare questo tono, stavolta.
Si, perché tanta fatica per?
Nemmeno un segno, né un messaggio. 
Sarà parte del piano anche questa, lo sai solo tu, ma permettimi il dubbio.
Tanto casino per nulla?
Tutto questo spiegamento di forze per quattro giorni soltanto?
Intanto tutto tace.
Come se il cosmo avesse deciso uno standby automatico, forse vuole solo riposare. Vedremo.

domenica, maggio 04, 2014

Pacco regalo

Mancava solo la coccarda rossa in testa, accompagnato da un bigliettino con su scritto: un regalino per te. Buona fortuna, il Destino.
Sono senza parole da allora. Mi sforzo in tutti i modi per non permettere alla ragione di intromettersi. Perché non c'è niente da capire: la parola impossibile aleggia dappertutto. Come quei regali che avresti tanto voluto trovare sotto l'albero, ne ricevevi di altri, per carità, ma non erano quelli che tu volessi. 
Oppure quelli in bella mostra nei negozi più costosi che tu li hai tanto sognati, ma ti era concesso guardarli  solo in vetrina.
Fatti dire una cosa, caro il mio destino del cazzo. Hai giocato in maniera pessima.
Non ci si comporta così. Mi devi una ricompensa davvero grande se supero queste altre 24 ore. 
Non ci voglio pensare, giuro.
Fischietto anche io, mi giro a guardare ai lati. Non ne voglio proprio sapere.
Se mi fermo a ragionare su anche solo una di tutte queste coincidenze del cavolo io penso di stramazzare al suolo o spogliarmi nuda ed andare in giro gridando. Perché sarebbe molto meno assurdo di tutto questo. L'incipit fa invidia al genere più fantasy che ci sia in circolazione, non oso immaginare il finale.
Piacerebbe ridere anche a me insieme a te, ma scusami se non lo trovo affatto divertente.

giovedì, maggio 01, 2014

Ansia

A prescindere da te, chiunque tu sia e qualunque cosa tu ci faccia qua, io ho l'ansia. Discorsi simili, obiettivi simili non significano un cazzo. Mi spaventa tutto ciò che rompe l'equilibrio, perché ciò che ho, so come gestirlo, l'elemento di disturbo modifica il senso delle cose. I miei feedback sono ormai questi: capisco solo ciò che conosco. 
Visto che so cosa è l'amore, ne fuggo.
Visto che so come si sta da innamorati, evito.
Dato che conosco benissimo le regole del gioco, prevedo addirittura ciò che sarà. Quindi preferisco starne fuori. 
Ma tu qua, a due passi, che ci stai a fare?
Niente, lo so. 
Tra qualche giorno tu tornerai alla tua di vita, io alla mia e tutti vissero felici e contenti.
Allora perché balbetto, tremo, palpito, piango?!
Ma santiddio benedettissimo, ma ci dovevi venire per forza tu da queste parti? Perché poi da solo? Non dovevi venire in compagnia?
Cioè, vorrei sapere se per complicare le cose ci sei venuto apposta o è davvero tutto un caso?
Che poi, io lo so che ride lui, il destino.
Lo sento che si sbellica, col dito puntato su di me. Lo sta facendo di proposito perché si annoiava e voleva farsi una risata sulle mie spalle no?
Potrei giocarmela in maniera molto leggera, lo so. Ma lui bluffa, io l'ho capito. Come controbattere?
Fingo una scala anch'io. 
Un poker.
Una mano vincente.
Non lo so. 
Lui ha fischiettato finora e ha colpito in basso, un duro colpo. 
Mi ha distratta e poi è andato giù pesante.
Bravo bel colpo, ma non mi hai ancora fatto fuori. Vuoi giocare?
Bene. Sono pronta.

Ninna nanna

Come esser supini su una barca, con le onde che danno un movimento al corpo inerme. Mi sento come se fossi ferma in un punto preciso, senza poter far nulla, a riposo. Un distacco non voluto dalla mia stessa vita. Un automa che procede in random tra le varie attività che sono solita fare. Come se il destino mi avesse abbracciato e messa in standby, cullandomi tra le sue braccia mentre mi racconta una storiella leggera con un lieto fine. Mi canta una nenia per tenermi buona perché lui sa che cosa c'è dopo. Ho la sensazione di essere esattamente dove dovrei e di non poter fare passi 'che potrei perdermi il dopo se prendessi una via diversa. Così il destino mi sta calmando, sussurrandomi una ninna nanna. Mi sta dicendo: "aspetta, sta' buona. Abbi pazienza, sta arrivando." Ed io scalpito comunque, mi dimeno perché voglio sapere, vorrei che domani fosse già oggi, perché non so più aspettare. L'ho fatto per troppo ed ora non voglio più stare ferma. Il cambiamento è ormai completato ed io non vedo l'ora di cominciare la mia rinascita. Ho idea di essere nei pressi di qualcosa di grosso, sono la principessa nella teca che si è svegliata prima che arrivasse il principe e che vuole solo sgranchire le gambe e bere un caffè. Che il principe se lo sceglie sola, ch'è meglio.
Mi lascio cullare ancora un poco, che le note che il destino sta cantando non mi dispiacciono. Ma non starò ferma a lungo. Voglio iniziare il resto della mia vita.

sabato, aprile 26, 2014

Silenzio.

E poi il silenzio.
Ricerca disperata di un sussurro.
Tante voci, insignificanti, diventano solo rumore ad un orecchio che attento non ci vuole proprio stare.
Consigli.
Ma di cosa poi?
Né pulpito, né assemblea.
Uno.
Il solo.
Ma non il silenzio, no.
Troppe le ore piccole, con grandi pensieri.
Mappe che segnano percorsi già battuti.
Troppe orme che non coincidono affatto.
Nemmeno l'effimero ha un senso. 
Ha perso perfino l'astratto disegno di realtà.
Ti cerco ma non so chi sei.
Ti voglio ma non so come averti.
Ti pretendo ma non so descriverti.
Un continuo andirivieni di passato, che mi sconcerta ancor più.
Allora penso che forse è un ripasso, uno sfogliare di pagine già lette per arrivare al segno che mi indica dove ero arrivata.
Che il capitolo essenziale debba ancora arrivare, sta solo qualche foglio più in là.
Intanto la notte non fa rumore, nemmeno lei. Tutto tace.
Ed io sono in attesa di non so chi, cosa.
Quando e come e se.
Un irrisoria ansia, un futuro che non si appresta ad arrivare, la quiete.
Che non so se la tempesta l'ho superata o deve ancora arrivare.
Paura, che quella trascorsa fosse un semplice temporale.
Nessuna previsione aiuta, non ci sono segni.
Il destino fischietta e guarda in su, dai un bacio a chi vuoi tu.
E non c'è. 
Trovo solo lo zittire di cose.
Ed ancora il silenzio.

martedì, aprile 08, 2014

Quelli che passano.

Non siamo mica qui a dover per forza salvare tutti. Non dobbiamo mica starcene a rovistare tra i problemi degli altri cercando di trovare una soluzione. C'è chi, in quei problemi ci sta bene, si sente a proprio agio. Chi sono io per rompere l'equilibrio, in nome di cosa? La salvezza e la salvaguardia della specie? Naaa.
I tempi di Darwin sono finiti, da curioso puoi startene sul ciglio della strada ad osservare la moltitudine dei soggetti che ti si propinano davanti, qualcuno sorride, qualcuno ti abbraccia per un po', qualcun'altro pensa di doverti dare qualcosa per forza, altri passano e guardano solamente. C'è anche qualcuno che guarda all'altro lato e nemmeno si accorge che sei lì.
Tutto passa, almeno una volta, se è lì che deve passare. E dal passaggio nascono le connessioni interpersonali, fili sottilissimi che si intrecciano, girano intorno, si allontanano e poi ritornano. A volte si spezzano, altre si rinsaldano. 
Ma ognuno resta se stesso e se quel filo non vuole legarselo lo lascia scorrere, aspettando che ne arrivi un'altro. 
Io in fondo non ho mai voluto qualcuno a tal punto da volerlo a tutti i costi.
Molte persone sono passate da queste parti, ma tutte quelle che sono volute in qualche modo andar via le ho lasciate fare, non che non mi importasse, anzi. A discapito della mia felicità, le ho lasciate libere, perché non si costringe nessuno a restare. 
Io mi basto, non sempre, ma comunque posso farcela. Chi decide di restare sa che la mia vita non si tocca. L'incontro tra due persone è un incastro, ma sono i due lati di una cerniera: finché c'è il sentimento che le tiene unite la cerniera si chiude, se il sentimento svanisce i due lati si aprono. Ma erano due sia prima che dopo. Perciò io resto io, con te o senza.
Sei libero di restare o di andare. 
Non sarò certo io a fermarti, non lo farò mai. 
Se è qui che devi passare, lo farai. Prima o poi.

venerdì, aprile 04, 2014

Congetture

Non so ancora come mai io mi sia fermata a pensarci, camminare a ritroso verso i ricordi che in fondo ci hanno legato.
Non sei mai stato una presenza fissa tu.
Ci sei spesso, ma anche mai.
Ti incontro sempre in momenti impensabili per allontanarci subito dopo, chissà perché però ogni volta le sensazioni son le stesse. 
Non che mi sia concentrata nel trovare per forza connessioni ma ad un'analisi spicciola posso asserire con tranquillità che tu ci sei sempre stato nei momenti di cambiamento epocale. In tutte le cose straordinarie che mi sono successe, "guarda caso", eri presente, non fisicamente, ma c'eri perché ho avuto la necessità di dirtelo. 
E chissà per quale strano motivo sto pensando ora al tuo imbarazzo nel tenermi lo sguardo, alla tua stima a prescindere, senza che tu sappia effettivamente granché di me, ai tuoi abbracci, che non so fino a che punto sono nel tuo modo d'essere.
Non ho mai detto di te che eri bellissimo, ma c'è sempre stato un non so che, tanto da doverlo scrivere.
Forse è solo una semplice amicizia, alimentata da una similitudine di menti, di modi d'essere e di pensare. Così vicini.
Congetture che mi fanno creare connessioni strane, figuriamoci se io sn all'altezza di starti pure affianco per un caffè. 
Mondi troppo distanti, irrangiungibili.
Ma in contatto, comunque e per chissà quale ragione astrofisica.
La mia orbita è parallela alla tua, forse siamo pianeti gemelli, chissà.
Non ho risolto granché nemmeno mettendolo nero su bianco, i dubbi son gli stessi, non ho capito niente di più.
Solo ipotesi che credo non avranno mai una possibilità di essere sperimentate. 
Non ho altri indizi a riguardo, però ho avuto la necessità di tenerlo impresso in qualche modo, che non sia un inizio?

lunedì, marzo 31, 2014

Nero

Un incendio senza fiamme. Uno scoppio senza il botto. Un fumo senza odore.
E poi tutto nero. 
Una polverina che ricopre tutto, come un lenzuolo, lasciando trasparire qualche dettaglio.
Sembra una casa degli orrori.
Non credevo potesse succedere l'irreparabile, non pensavo che una piccola scintilla potesse fare tanti danni.
Il fuoco brucia sempre e più alimenti più la fiamma cresce, più fumo esce se lo spegni all'improvviso. Qualcosa resta, qualcos'altro è cenere ormai.
Sepolti sotto tutto quel nero ci sono i ricordi di molti, di tutti quelli che sono passati di là, alcuni hanno anche lasciato il segno. Triste epilogo perché ora è tutto sudicio, zozzo. Una casa degli orrori, perfino le ragnatele sono nere. Nero dappertutto. Sarà un impresa toglierlo tutto, ma ce farò, non foss'altro per ripulire anche la mia anima, la mia mente ed i miei pensieri. Si, dev'essere in fondo questa la vera ragione per cui accadono cose così. Credo che in fondo succedano a chi è capace di reggerne il peso. So che in fondo dev'essere una prova anche questa. 
Sarà di nuovo tutto limpido, è una promessa. Tutto sarà pronto per il momento in cui inizia il resto della mia vita. Un nuovo epilogo.
Spazzerò via il nero e con esso tutto ciò che era già rovinato; qualcosa salverò 'che il passato non puoi mica buttarlo.
Tornerò all'essenziale.
Si dev'essere così, altrimenti che senso avrebbe tutto questo nero.
Se non conosci il buio, non puoi apprezzare nemmeno la luce. Senza l'oscuro non ci sarebbe la luminosità.
Bisogna solo aspettare un po' che gli occhi si abituino al cambiamento.

giovedì, marzo 20, 2014

All you need is love.

Lo ammetto, ho bisogno di attenzione.
Ma non di una qualunque, non una casuale. 
Sto parlando di quel genere di situazione che porta due individui a rendersi necessità l'uno dell'altro, anche per brevi periodi.
Quello stare al centro dei pensieri, quel cercarsi con qualsiasi scusa, 'ché ogni momento è quello buono.
Voglio parlare a qualcuno che abbia l'orecchio pronto ad ascoltare, a cui interessa davvero sapere quella cosa che mi è successa oggi e non la trova assolutamente noiosa, anzi.
Svegliarmi la mattina col sorriso da ebete perché so che comunque oggi c'è qualcuno da conquistare, ma che nn è una sfida, bensì una riconferma.
Vorrei che qualcuno si svegliasse, poi, con le stesse intenzioni nei miei confronti.
Prepararmi appositamente, non perché non lo faccia anche ora, ma farlo perché qualcuno ti dica che sei bella con quel vestito e che stai bene con quei capelli, ha tutto un altro senso.
Organizzarmi la giornata. Sono stufa di fare tutto solo in funzione di me. Mi serve un buon motivo, una buona scusa per fare qualcosa.
Per non parlare poi dei baci, delle carezze, degli abbracci.
Sono diventate già troppe le notti in cui mi addormento senza avere un minimo di calore umano.
Voglio che una mano mi accarezzi i capelli ed una voce che mi chiede di essere sua.
Voglio condividere qualcosa, qualsiasi cosa, per il piacere di creare nuovi ricordi.
Il corteggiamento, il caffè fatto apposta per vedermi, la sorpresa inaspettata, ma di quelle piccole, da bacio perugina, ecco.
Vorrei tanto poter dire io sono sua di fronte ai miei amici ed ai suoi.
La verità è che è dura ammetterlo ma non posso girarci più intorno.
Ebbene si. Ho voglia di innamorarmi. 

venerdì, febbraio 28, 2014

Prontuario dell'acchiappa ex-fantasmi.

Come fare a credere ancora alle parole?
Chiariamo: il vocabolario della lingua italiana è uno, i significati sono molteplici e il senso lo attribuisce il contesto.
Fin qui tutto normale.
"Mi manchi" o "mi sei mancata": di solito si usa in quei momenti quando non vedi una persona da tanto e vorresti sentire la sua presenza fisica. Non quando sparisci e poi pretendi che lei sia rimasta lì aspettando che tu tornassi, no.
Soprattutto no telefono, no messaggi, no. Ci vuole presenza.
"Vorrei che fossi qui": quando per del tempo variabile non vedi una persona e senti che la sua presenza ti farebbe del bene. Non quando uno se ne va e dopo che non si fa sentire da parecchio, che quasi l'avevi rimosso, si sente solo. Fatti degli amici, una cultura in film, leggi libri, esci e vai a conoscere qualcun'altro. Non sono la badante, no. Fatti una vita.
"Ho voglia di vederti": tra le migliori. Si usa per quelle persone con cui hai voglia di stabilire un contatto stretto. Bene, esistono foto dappertutto sul web, sicuro ne hai anche in archivio, se vuoi vedermi. Altrimenti saresti qui, di fronte. Prenditelo qualche rischio ogni tanto, che non fa male.
"Ti voglio": è tra le espressioni più forti. Presuppone un legame intenso dietro. Si dice a quelle persone che hanno davvero segnato in qualche modo il trascorso personale. E da dove lo pronunci? Da dietro un apparecchio elettronico? No, non regge. 
Lo fanno tutti, perché forse per qualcuno è importante sentirselo dire. Sono belle parole, in fondo.
Ma tenete sempre presente il contesto, fondamentale.
Alla fine sono un paio di parole, che si infilano bene in qualunque discorso, cosa ci vuole? Arricchiscono l'enfasi, no?
Le ho sentite pronunciare così tante volte che ormai non mi fanno più effetto, se non le accompagni con le mani, con gli occhi, con le labbra. 
Senza la presenza non si pretende la mancanza. Mi spiace.

giovedì, febbraio 20, 2014

Puntini

Io odio i puntini di sospensione.
C'è sempre qualcosa che manca, che lasci nelle mani degli altri.
Non funziona, mai.
Se tu vuoi dire o fare una cosa i puntini non servono, non puoi lasciare tutto in mano all'eventualità che certe cose accadano.
Non serve girarci intorno, si creano solo aspettative inutili che alla fine creano lacerazioni minime, fratture nell'essere in fondo sé stessi. 
Io odio i puntini.
Tre attimi di respiro, a volte anche di più.
Non mi serve a niente aspettare di pensarci.
Ho bisogno di imperativi. Di presente.
Non mi serve un chissà quando.
I puntini li lascio a chi non vuole lasciarsi andare, a chi ha paura di affrontare, a chi ha poco da dire e lascia il testimone all'altro.
Odio i puntini.
Perché so ciò che voglio e non voglio più rimanere sospesa.

domenica, febbraio 16, 2014

Insostanziale

Solo perché le mie braccia hanno freddo;
La mia mente sgombra;
Le mie mani si sentono leggere;
Il mio pensiero vola libero;
Le mie gambe sono molli;
La mia direzione è nulla;
La mia schiena senza forma;
Il mio sguardo è perso;
La mia bocca è asciutta.
Solo perché il mio desiderio non so dove sia.
Insostanziale voglia che permane nella mente, un'assidua ricerca di ciò che mi mi fa sentire completa.
Non mi sembra un'impossibilità effimera  cercarti, chiunque tu sia, dovunque tu provenga.
Non so reggere il peso di questa leggerezza, troppo tempo che circola aria qui intorno, comincia a fare freddo a starsene soli.
Il vento che tira non trova ostacoli ed entra tutto dentro, ma non c'è più niente da spazzar via -finalmente-, ma non c'è nemmeno qualcosa che ostacoli il suo corso. Perciò rimbomba il grido e tremo.
Sono sola.
Sono pronta.

giovedì, febbraio 13, 2014

Impressioni.

Ero anch'io d'accordo nel gioco delle parti, seppure non mi piacessi granché. Ma il periodo non era dei migliori, una recente delusione mi faceva ancora pizzicare le mani, incerta se fosse perché mi ero lasciata scappare qualcosa o essermi tolta un peso. Perciò tu.
Con le stesse intenzioni, tra l'altro.
Nessuno dei due ne era inconsapevole, entrambi sapevamo perfettamente dove volevamo arrivare.
Una serie di serate giuste, di esatti momenti, di buona sintonia.
Il camino che scoppietta, la legna che arde, il vino che scende.
Ingredienti perfetti.
Non ho mai riso tanto con qualcuno sotto le lenzuola, avrei dovuto intuirlo già da lì. 
Lo ripetevamo in coro che non era normale durante quei momenti lì fare come facevamo noi, non poteva mica essere così divertente, dicevamo.
Poi dopo un po' di tempo te ne esci che ti dispiaceva -certo- ma da me volevi solo amicizia.
Va bene, figurati. Nessuno costringe nessuno a fare niente.
Tempo, mi chiedesti tempo per conoscermi meglio. 
Per farci cosa poi? Amicizia?
Bene, e sia.
Parli di me, mi cerchi, mi vuoi vedere ed anzi cerchi il contatto fisico. Fai in modo di poter restare solo con me. A parlare, ovviamente. 
Tre ore distesi con le dita che si sfiorano, intrecciano, accarezzano, a guardare un film davanti al camino.
In amicizia, ovvio.
Mi chiedi un massaggio, prendi l'olio, accendi la musica, ti lasci un po' andare. Le mie mani passano dal collo alle spalle, ridiscendendo lungo la schiena e poi su, sulla nuca. E lo sentono il fremito della pelle al passaggio, la sentono l'energia che si diffonde, l'effetto che quei movimenti hanno su di te.
Ah, già, l'amicizia.
Tu non provi nulla, anzi fisicamente non ti attraggo proprio. Almeno così dici tu.
Dovresti però dirlo anche alle tue braccia che mi cingono la vita da parte a parte e che stringono talmente forte da lasciare il segno sul maglione, che non provi niente.
Spiegalo, per favore ai tuoi occhi, quando incrociano i miei e restano fissi, languidi e al tuo sguardo quando mi si poggia addosso, che è amicizia.
Parlaci tu con il tuo corpo che non nasconde l'eccitazione nello starmi accanto e alla tua pelle che hai brividi se solo cerco di sfiorarla, e alle tue mani che cercano il contatto con me.
E già che ci sei, chiariscilo anche alle emozioni, che non so se possono far finta di niente tanto a lungo, 'che non ce la fanno mica a starsene nascoste più di tanto.
Perché è amicizia, solo amicizia.
Certo.

martedì, gennaio 28, 2014

Bicromia

Nera.

Il cioccolato. Dolce ma nero, come la rabbia quella che sale da dentro, quella che vien dopo un' abbraccio di troppo. 

Bianco.

La neve. Ghiaccio ma bianca, come l'amarezza, quella che ti lascia un sorriso forzato.

Poi i colori nel mezzo.

Tutti insieme. 

Ma che non vedi perché tutto è bianco se apri gli occhi, tutto è nero se li tieni chiusi.

Ti ho fatto vedere i miei colori, ne hai assaporato l'essenza, hai inteso ciò che c'era.

Non dirmi che non ti avevo avvertito.

Hai fatto la tua scelta.

Ora sono bianco.

E nero.

domenica, gennaio 26, 2014

Una rosa.

Ma forse non è nemmeno così importante parlarne.
In fondo non hai fatto niente di strano.
Al solito la mia mente ha messo un condimento errato ad un piatto in bianco, che proprio non ci andava. 
Mi viene il vomito a pensarci.
Il problema è che con te ho problemi sempre, in qualsiasi ambito. Non riesco a farne nemmeno una giusta, ogni minima parola o gesto viene frainteso.
Allora io mi chiedo a che serve continuare?
Se non posso essere me stessa, che già quella è una cosa difficile, immagina tu ad essere qualcun'altro.
Se devo stare lí a preoccuparmi di pesare le parole persino quando scherzo, anzi limitarmi perfino nel farlo, allora proprio non ci siamo.
No, davvero.
Io credo di essere per nulla una persona semplice, sono piuttosto costruita e fatta di molti strati che vanno tolti piano piano, come una rosa. Strati e strati di petali a coprire il cuore, l'essenza. Ma il profumo lo senti anche se solo ti avvicini: può variare il colore, la forma, ma la sostanza è quella, lo capisci che è una rosa. Non la confondi col resto.
Perciò non capisco proprio te come fai a non capirlo.
O forse ti allontani proprio perché l'hai intuito.
Si, ma basta. 
È probabile che il tuo giardino non sia fatto per ospitare rose.

lunedì, gennaio 20, 2014

Cos'è "amore"?

Molto maldestramente ci siamo appropriati di una passione forzata, ci siamo ritrovati a volere del sesso solo per riempire dei vuoti, a volere della comprensione fisica, a pretenderla quasi. Ma poi le pause, sono quelle ci fregano. Così come la melodia è data dallo spazio che intercorre tra una nota ed un'altra, così le nostre pause, in cui hai rubato coccole che non avrei voluto, gesti tanto familiari che hanno sorpreso persino me. Ed è forse quello il momento in cui hai capito che che no, forse non era solo sesso. Perciò sei balzato all'indietro, hai avuto paura. Paura di provare ancora perché le tue ferite forse ancora nn si rimarginano. 
Mi chiedi del tempo per conoscermi meglio, perché? 
Hai forse intenzione di scoprire le mie debolezze per poter picchiar duro alla fine?
O forse ti sei reso conto che c'è molto di più da prendere ed hai paura di non reggere il peso?
Poi mi cerchi in continuazione, mi fai partecipe delle tue cose, mi tieni abbracciata mentre vediamo un film, le mani che giocano, le dita che si intrecciano. Neanche un bacio.
Io non so cos'è "amore".
C'entra un po' di passione, c'entrano di sicuro anche i baci. Mettici pure gli abbracci, condividere dei momenti e certi sguardi che brillano anche a distanza.
Ma dov'è che inizia? Quali i confini per poterlo definire?
Noi, quello che abbiamo, in che categoria  lo inserisco?
Non credo sia amore, ma di certo non credo nemmeno che non lo sia.
Ma non importa quel che mi fai, mi importa quello che riesci a darmi. 
Se un tuo abbraccio mi fa stare bene me lo prendo, mi importa di me, con o senza te.

martedì, gennaio 14, 2014

L'eterna seconda.

Di nuovo la solita situazione che si ripresenta: un ragazzo ci prova con lei, lei non vuole, quindi si butta su di me. Ed io, ignara all'inizio, ci sto. Lo frequento per un paio di volte tutti insieme; facciamo del sesso e non è niente male. Ma non sento tutta questa attrazione. Non importa, continuo. Dopo la terza uscita però vien fuori tutto ed io mi smonto. Vien fuori che non ero io il suo primo pensiero, che essendo lui l'amico di quello che frequenta la mia amica c'ha voluto provare anche lui, ma ovviamente non puoi fingere sempre. Perciò poi se ne vanno. Ed io vado in panico perché non so più che fare, sembra quasi che sia una maledizione.
Però sono stanca di essere la seconda scelta, dei sei carinissima, sei davvero una brava ragazza poco prima di andarsene. Io voglio quell'emozione quando mi vede, voglio che pensi "Dio, sei bella e sei mia", basta essere la controfigura. Voglio un ruolo da protagonista.

sabato, gennaio 04, 2014

Lista

Volevo iniziare il 2014 col botto: nella mia mente avevo le più grandi idee di come avrei voluto che andassero le cose, ho compilato una lista con i buoni propositi da raggiungere. Un piano ben organizzato, con tante voci da spuntare senza omissione alcuna. Poi di nuovo la vita che fa come vuole.
Ha preso il taccuino e me l'ha gettato nel fuoco.
Due funerali nel giro di quattro giorni ti fanno vedere le cose in maniera davvero differente.
Così ho capito che non servono liste, non serve un know how.
Il mio mantra sarà: niente più rimorsi. Non voglio più pensare a cosa è giusto, cosa invece non lo è.
Voglio sbagliare, cadere, sporcarmi le mani. Io vivo e lo faccio con tutta me stessa, non mi importano più le paure di non riuscire, niente più schemi niente più quel che si deve.
Non ne vale la pena.
Voglio vivere cadendo, voglio piangere ridendo, voglio farmi male, 'ché le cicatrici ricordano ciò che sei.