mercoledì, luglio 24, 2013

Una pausa lunga un anno

Chiaramente il destino sta maneggiando i fili.
Non potrebbe essere altrimenti: tu, ora, un letto ed io. 
Esattamente un anno dopo.
Senza troppe cerimonie ci siamo incontrati; sigaretta-caffè-sigaretta, solita prassi.
Poi sorridi, tanto; con lei ti ho visto sempre con la faccia rabbuiata, con me t'illumini e brillo anch'io.
Un anno fa a parlare del nostro addio, così credevamo entrambi, ci siamo spogliati dell'orgoglio e abbiamo chiarito. Poi quell'abbraccio! Una stretta indimenticabile, da pizzicotto sulla pelle per realizzare che no, non sto sognando e che si, sta succedendo davvero.
Poi più nulla, la vita continua con tutto quello che può.
Un anno come fosse un giorno, forse nemmeno un'ora. Quando ti ho visto ho creduto davvero che fosse un sogno! Chi se lo sarebbe mai immaginato che da una frasetta divertente saresti uscito tu?
Io non ricordo nemmeno quello che ti ho scritto, perché era come se le mani scrivessero sole, ho avuto la sensazione di non avere poteri verso il corso delle cose, come un foglietto perso per strada abbandonato al vento, mi sono lasciata volteggiare.
Poi tu, i tuoi occhi su di me, quel sorriso di chi sa già le risposte ancor prima ch'io faccia domande, le tue labbra perfettamente coincidenti con le mie. Non ci abbiamo messo molto ad arrivare sul letto; era normalità, eravamo noi esattamente come siamo sempre stati: energia pura. Io la candela, tu la fiamma.
Entrambi consapevoli di ciò che siamo, si vede anche da lontano e non riusciremmo nemmeno a nasconderlo tanto è forte. Lo so, lo sai.
Poi di nuovo quella stretta, maledetto.
Quelle non parole che io interpreto a dovere, quel sentimento mai spento, nemmeno affievolito. Mi togli il fiato ogni volta, ma è un dolore così dolce che non mi lascia scampo. Ho voglia di viverti finché ce n'è, finché questi nostri fili continueranno ad intrecciarsi, perché lo so che sono distanti tra loro i nodi, ma sono duri a sciogliersi. 
Ci prendiamo in giro, poi la passione, poi di nuovo le risate, poi di nuovo fuoco, una mistura di ingredienti micidiale. Non possiamo farne a meno, ci cerchiamo nonostante tutto.
Finché non ci sei non sento la necessità di te, ma non appena ti ho di fronte devo averti e lo leggo dal tuo sguardo che per te è lo stesso; non riusciremmo ad avere un rapporto normale noi, vedere e non toccare? Utopia.
Non sapremmo restare più di un minuto senza avere un minimo di contatto, nessun rapporto cordiale, diveniamo esigenza l'uno dell'altra.
Non mi sorprendo, quindi, quando un paio di giorni dopo sei di fronte la mia scrivania a farmi il solletico, a scherzare fregandotene degli altri. In quei metri quadri ci siamo solo noi, tutto il resto si annulla: parole, persone, rumori, niente ci sovrasta. 
Mi cerchi ed io mi faccio trovare.
Inutile fuggire, inutile andare lontano, io e te ci troveremo sempre.

venerdì, luglio 12, 2013

Confusione

Non capisco quale sia il vero confine che c'è tra me e te. In questo momento sembra più simile ad uno zig zag con picchi altissimi e bassissimi intervallati da qualche linea retta. Ci allontaniamo, poi di nuovo paralleli, poi vado via io, poi lo fai tu. Non capisco.
Perché tu? Cos'è che devi darmi?
Sono più che convinta che ogni persona che attraversa il percorso di ogni singola vita debba per forza avere una funzione; chiunque ti lascia qualcosa: una scia, bei ricordi, brutte sensazioni, di tutto. Ogni persona che facciamo passare sul nostro cammino lascia il segno, è impensabile che non lasci almeno un'orma.
Tu? Cos'è che devi darmi?
Poi io tutta questa distanza proprio non la capisco, perché ancora una volta?
Eppure una dovrebbe imparare dal passato no? 
Pensavo di essere immune da questo ed invece eccomi di nuovo a contare i chilometri. Per cosa poi? Sensazioni?
Posso essere così stupida, nonostante tutto quello che ho passato in precedenza?
Perché insisto tanto?
Perché ogni volta che voglio lasciarti andare tu torni a rimarcare la tua evanescente presenza?
Ho un miliardo di domande a cui tu non puoi dare risposta che a un quarto, finché te ne resti lì.
Forse dovrei semplicemente smettere di chiedermi perché e lasciare che la strada mi porti da qualche parte. Tanto ormai sono in cammino...