sabato, agosto 09, 2014

Notturno.

La notte.
Nessun consiglio.
Dormirci sopra?
Ma le palpebre son sbarrate.
Così come i pensieri,
Che nel buio saltellano, facendo rumore;
I miei occhi voglion cercare.
Hai voglia a girarci intorno,
Cercare altrove, spedire i pensieri da tutt'altra parte,
Vedere gente, ascoltare musica.
Tutto inutile,
Se quando, poi, torni a casa,
ti stendi su di un morbido rettangolo,
I pensieri si fanno duri e fermi.
Tu. Ancora.
Inutile davvero,
Giornate passate ad ignorarci,
Far finta che non ci interessi,
Quando la notte,
Con le sue luci spente,
Accende te nella mia mente.
A che serve zittire il giorno,
Che sussurra il tuo nome,
Quando il silenzio della notte
Lo urla nelle orecchie?
Che fare allora?
Combattere come un don chischotte,
Contro l'incedere incessante dei pensieri,
O lasciarmi cullare dalla nenia
Che essi stessi provocano,
Quando s'infrangono coi miei?
I tempi razionali sono acerbi,
Ma la notte non aspetta.
Vomita tutto addosso,
Fregandosene di tutto.
Non fa sconti, lei.
Non esiste detto alcuno,
Che racconti quanto la notte possa essere sincera.
E tu, nemmeno germoglio,
Già sei radicato nei notturni pensieri.
Forse persino più forte
Di quanto potessi credere.
A luci spente, nel silenzio
Della notte.

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