giovedì, novembre 28, 2013

Prima o poi.

Vedo i colori sempre ben definiti, io non sono per le mezze misure. Odio l'incognita, odio essere in balia degli eventi. Quando ho qualcosa tra le mani ho sempre la tentazione di sapere come andrà a finire, in anticipo; ho solo paura di essere inopportuna e di dare troppo. Lasciarmi andare, ah! 
Lo so che sono dinamiche che poi vengon sole, ma io non riesco, è più forte di me. Mi butto solo se ho l'imbragaggio ben ancorato.
Guardo avanti per andare a passi sicuri nel presente perché sn piena di insicurezze e vado in cerca di certezze.
Non parliamo poi del rischio.
Nei rapporti con gli altri me ne sto sempre buona buona, senza mai farmi notare, perennemente in disparte. Ho una paura terribile, anzi proprio una fobia, di quello che potrebbe accadere se fossi me stessa. Nemmeno l'alcool mi destabilizza.
Mi aggrappo con le unghie e coi denti al mio rifugio sicuro che per farmi uscire ce ne vuole. Quando, poi, arriva quella particolare persona con cui decido di essere diversa, fondamentalmente e totalmente io, ecco qua che succedono i disastri. Puntualmente.
Perciò preferisco starmene qui, seduta sul mio mondo. Perché tanto "se sotto il cielo c'è qualcosa di speciale, passerà di qui. Prima o poi."

lunedì, novembre 25, 2013

Oro

Non è vero che siamo noi a pretendere. 
Non è assolutamente vero che bisogna accontentarsi.
Basta. 
Ne ho davvero abbastanza degli uomini di plastica, di quelli che prima ti vogliono finché sembra facile. Non appena cominci a chiedere considerazione fuggono a gambe levate per paura di non reggere.
Considerazione, si.
Non credo sia così difficile prendere un caffè in mezzo la gente se poi mi chiedi di andare a letto insieme.
Oppure vedere del carino in un gesto fatto per sorprenderlo. 
Non stiamo mica chiedendo la luna per un buongiorno e una buonanotte, su.
Il letto lo vogliono, i baci li vogliono, le foto provocanti pure.
Il resto? No.
Bene, io pretendo ci sia il resto. 
Via tutti gli insicuri del cavolo, via quelli che cambiano idea con la velocità di un neutrino, via quelli che fanno i sostenuti.
Se un uomo ti vuole il modo lo trova.
Gli uomini son così, quando hanno l'oro in mano non lo apprezzano e lo danno via. Hanno bisogno di maneggiare un po' di bigiotteria per rendersi conto di quello che hanno perso...

venerdì, novembre 15, 2013

Indifferenza.

s. f. [dal lat. indifferentia, der. di indiffĕrens«indifferente»].



1. In filosofia, stato tranquillo dell’animo che, di fronte a un oggetto, non prova per esso desiderio né repulsione; o che, di fronte all’esigenza di una decisione volontaria, non propende più per l’uno che per l’altro termine di un’alternativa. Nell’ascetica, è lo stato (necessario al conseguimento della vita perfetta) in cui si rinuncia a ogni scelta finché non si conosca la volontà di Dio per uniformarsi completamente ad essa. 

2. Nell’uso com., spesso con tono di biasimo, condizione e comportamento di chi, in determinata circostanza o per abitudine, non mostra interessamento, simpatia, partecipazione affettiva, turbamento e sim.: lo guardò con i., con ostentata i., con fredda,cinica i.; ascoltava con la massima ii suoi rimproverimostrare iverso i dolori e le necessità della povera gente

Non trovavo una definizione adeguata, finché non ho smesso di giustificarti. Va bene quello che c'è stato, io ero sincera e credo lo fossi anche tu. Ma il fatto è che se ci penso ancora mi perdo il resto.

Si, vabbè, i segni ovunque, più o meno palesati. Ma un po' sono anche io che sto lì a cercarli.

Si, vabbè, le coincidenze troppo esatte. Ma ovviamente il significato glielo attribuisco io, è la mia mente a creare le connessioni.

Ma intanto entrambi coi piedi ancorati non ci muoviamo di un millimetro.

Io però ho dato, mi sn scontrata più e più volte contro il muro che hai costruito lungo il percorso. Ho provato ad aggirarlo, superarlo, scavalcarlo. Niente, permane.

Perciò è facile intendere che questa tua indifferenza sia la risposta ad ogni dubbio. Non è carino, per niente. Ma non esiste un modo bello per dire un no, resta comunque un no. Ma tu neanche quello dici. Ancora peggio.

Credo che l'indifferenza sia la peggiore arma per uccidere le persone. Le corrodi il fegato, lentamente, senza nemmeno sporcarti le mani, perché fanno tutto da sole. 

Complimenti.

Hai vinto.

Metto il punto qui.

Basta. Coi segni che arrivano da tutte le parti, ci sarà il burattinaio che si starà facendo due belle risate. Oppure qualcuno ha truccato i dadi e starà muovendo le pedine come più gli piace. Fantastico.

Basta. Coi continui ricordi.

Basta. Non mi merito certo l'indifferenza.

Io non sono niente per te?  Non esisto proprio per te? Bene. E sia.

Succeda quel che succeda, i giorni brutti passano, esattamente come tutti gli altri.

W. Shakespeare

mercoledì, novembre 13, 2013

È che di tempo non ne abbiamo granché

È che di tempo non ne abbiamo granché.
Ne vale davvero la pena passarlo a pensare a futili cose?
Fanno parte anch'esse di quello straordinario volume enciclopedico chiamato vita, ma a confronto di tutto il contenuto non saranno che le note a pié di pagina.
So che mi aspettano grandi cose, ma non riuscirò mai a vederle se resto bloccata in sciempiaggini.
Un po' come indossare gli occhiali scuri a mezzogiorno. 
Ti perdi il bello del sole nel punto più alto, i raggi che riflettono i colori, le sfumature.
Meglio godere di tutto mentre ti incammini per la tua strada.
È che di tempo non ne abbiamo granché.
E non vorrei certo sprecarlo.
Per questo bisogna anche lasciar andare.
Se sembra impossibile può darsi che sia solo difficile, ma se provando ancora ed ancora non si ottiene nulla allora non vale la pena proseguire. Ogni cosa ha il suo tempo, lo diceva sempre mia nonna. 
Ma non ci è dato sapere quanto, meglio creare i presupposti affinché quello a disposizione sia scintillante.
È che di tempo non ne abbiamo granché.
Inutile davvero stare dietro alle parole buttate lì per caso perché sembrava la giusta cosa da dire in quel momento.
La verità è che certe cose non dovrebbero essere troppo complicate. Certe comprensioni, certe parole che per te hanno un senso non dovrebbero essere sciupate da coloro cui le doni. E non dovrebbero essere nemmeno non capite da chi le riceve. Dovrebbe essere tutto molto semplice. Se non lo è vuol dire che chi le riceve non ne capisce né il senso né il valore. Inutile insistere se non ti torna indietro almeno qualcosa.



venerdì, novembre 08, 2013

Resta.

I tuoi occhi nei miei, languidi entrambi.
Stavolta non riflettono, per questa volta sono limpidi.
E tu li vedi. Lo vedi che son verdi.
Nessuno lo sa, ma tu si.
Poi mi cerchi, nascondendoti dietro qualcun'altro.
Ma io ti vedo. 
Non puoi fuggire da me.
Eppure lo fai, di continuo.
Forse è vero.
Forse non so proprio farne a meno di metterci tutto dentro.
Forse no.
Non mi vien facile mantenermi a distanza.
Se decido che sei tu, ti dono tutto.
Pacchetto completo.
Lo faccio sempre, ecco perché poi se ne vanno. Non sono in grado di sorreggere tutto questo.
O semplicemente una volta visto tutto, che poi è una sola sintesi, non interessa l'articolo e via.
Credevo che non rientrassi nella seconda categoria. 
Pensavo che almeno in parte ti stuzzicasse l'idea di avermi tra le braccia.
Mentre invece capisco che no, non ti interessa proprio.
Indifferenza pura.
Potrei sbagliarmi, ma non riesco a vederti andar via.
Ne ho già viste parecchie di spalle ondeggiare.
Ne ho già viste di nuche ferme, perpendicolari alla strada.
Ho visto parecchi tacchi girare e gomiti muoversi lungo i fianchi.
E profumi dissolversi.
Si ma tu rimani. Voglio persone che scelgono di restare, ne ho abbastanza di quelli che se ne vanno.

Scusami.

Il fatto è che sei tu. Si, tu, esatto.
Io sono timidissima con tutti, riesco a sciogliermi davvero solo con qualcuno.
Ma di sicuro non così subito.
Tu, invece, non lo so cos'hai combinato.
Può darsi che sia stato il momento giusto, può darsi che sia stata l'assenza di qualcun'altro, può darsi che ero io ad essere particolarmente pronta.
Non lo so, quello di cui sono certa è che tu sei riuscito a fare cose che di solito non permetto a nessuno di fare. Come puoi pretendere che non mi resti dentro?
Come puoi pretendere che mi vadano bene i tuoi silenzi?
Ho sbagliato, forse ho esagerato. 
Ho probabilmente rotto qualche tuo personale equilibrio.
Però tu mi piaci, è questa la verità.
Odio ammetterlo, ma è così.
La tua immobilità non la sopportavo e non riuscivo a stare ferma ad aspettare. 
Sono fatta così: se voglio una cosa, faccio di tutto per andare a prendermela.
Volevo colpirti ed invece ho toppato, volevo rendermi speciale mentre invece mi sono resa ridicola.
Non accetti neanche più le mie scuse, ho provato in tanti modi ma da te non mi arriva nulla. 
Odio lasciare andare le occasioni, figuriamoci le persone.
Ma stavolta devo lasciare la presa, sperando che la corrente, prima o poi, ti lasci arenato sulla mia spiaggia.