martedì, aprile 08, 2014

Quelli che passano.

Non siamo mica qui a dover per forza salvare tutti. Non dobbiamo mica starcene a rovistare tra i problemi degli altri cercando di trovare una soluzione. C'è chi, in quei problemi ci sta bene, si sente a proprio agio. Chi sono io per rompere l'equilibrio, in nome di cosa? La salvezza e la salvaguardia della specie? Naaa.
I tempi di Darwin sono finiti, da curioso puoi startene sul ciglio della strada ad osservare la moltitudine dei soggetti che ti si propinano davanti, qualcuno sorride, qualcuno ti abbraccia per un po', qualcun'altro pensa di doverti dare qualcosa per forza, altri passano e guardano solamente. C'è anche qualcuno che guarda all'altro lato e nemmeno si accorge che sei lì.
Tutto passa, almeno una volta, se è lì che deve passare. E dal passaggio nascono le connessioni interpersonali, fili sottilissimi che si intrecciano, girano intorno, si allontanano e poi ritornano. A volte si spezzano, altre si rinsaldano. 
Ma ognuno resta se stesso e se quel filo non vuole legarselo lo lascia scorrere, aspettando che ne arrivi un'altro. 
Io in fondo non ho mai voluto qualcuno a tal punto da volerlo a tutti i costi.
Molte persone sono passate da queste parti, ma tutte quelle che sono volute in qualche modo andar via le ho lasciate fare, non che non mi importasse, anzi. A discapito della mia felicità, le ho lasciate libere, perché non si costringe nessuno a restare. 
Io mi basto, non sempre, ma comunque posso farcela. Chi decide di restare sa che la mia vita non si tocca. L'incontro tra due persone è un incastro, ma sono i due lati di una cerniera: finché c'è il sentimento che le tiene unite la cerniera si chiude, se il sentimento svanisce i due lati si aprono. Ma erano due sia prima che dopo. Perciò io resto io, con te o senza.
Sei libero di restare o di andare. 
Non sarò certo io a fermarti, non lo farò mai. 
Se è qui che devi passare, lo farai. Prima o poi.

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