giovedì, settembre 22, 2016

Il peggio di me.

È stato un anno difficile questo, perché sono stata davvero messa alla prova.
Quando dici di voler ricominciare daccapo non sei mai effettivamente cosciente di ciò che stai per scatenare, almeno io non avevo in mente per nulla che ricominciare significasse deframmentare se stessi, fino al punto di non riconoscere più il bello ed il brutto della propria essenza; non credevo certo che avrei dovuto dare il peggio perché ciò che avevo intorno non mi rappresentasse affatto. Eppure l'ho fatto, ho dovuto, perché quando sei in mezzo ai pesci devi imparare a nuotare per sopravvivere, devi diventare come loro per capire come venirne fuori.
L'entusiasmo iniziale, il progettare, pensare continuamente "vedrai, ora che faccio così cambierò questo e quello..." Invece devi fare sempre i conti con l'imprevedibile continuamente in agguato.
Per mesi non ho avuto un punto fermo, tranne che poche persone. Tutto ciò di cui mi ero illusa che fosse favoloso si è rivelato un teatrino, persone false, scene costruite su paglia che basta soffiare con un po' più di forza e crolla tutto, convinzioni comprese.
Ho dormito nel giro di pochi mesi su più letti io che una prostituta, a volte anche per terra, a volte senza avere nemmeno una coperta.
Sono dovuta scendere a compromessi che non avrei mai nemmeno considerato in altri tempi, solo per poter arrivare alla fine.
Ho imparato a chiedere senza vergogna, ho dovuto ammettere di essere in difficoltà, qualcuno lo ha capito e mi è stato ancora più vicino, qualcuno no e si è allontanato, con rammarico da parte mia ma poco importa.
Sono stata insultata, derisa, ferita, invidiata; ma ho smesso di accusare il colpo, una volta capito ho controbattuto e mi sono difesa con la verità, uscendone vincente.
Ho capito alcuni miei limiti, rafforzato le mie capacità nonostante alcune persone cercassero di soffocarle.
Ho conosciuto persone bellissime che condividevano con me le stesse peripezie.
Ho avuto sfortuna, tanta.
Ma ce l'ho fatta lo stesso.
Ho pianto quando pensavo che non ce l'avrei fatta, ho pianto subito dopo avercela fatta, ma le lacrime avevano un sapore diverso.
Ho imparato a sopravvivere nella povertà di denaro, lavando i panni a mano e non riuscire a fare il bianco senza aloni, ho vestito panni stropicciati, ho consumato due paia di scarpe, utilizzandole rotte perché non ne avevo altre, ho rotto bottoni, strappato pantaloni, ho consumato tutto fino all'ultimo, anche me stessa. Come i miei panni lavati a mano, ne sono uscita fradicia, stropicciata, strappata, consumata. Però sono pulita e questa è la cosa più importante.
Ho fatto i conti con le mie priorità, tutto ciò che credevo indispensabile si è rivelato secondario, ho dovuto resettare e ripristinare daccapo i miei punti cardinali.
Ho imparato tante cose nuove ma anche tante più cose negative, ma mi sono servite di più, paradossalmente, perché ho capito ciò che proprio non voglio essere.
Ho sudato ogni singolo centesimo guadagnato e sono riuscita anche a prendermi qualche soddisfazione.
Ma in tutto questo caos ho trovato persone che mi hanno apprezzato lo stesso, persone che pur non sapendo niente di me hanno visto il bello che c'è.
Ho dato il peggio di me e mi è servito a capire cosa non farò mai più, perché non voglio più stare in un ambiente così.
Sono rimasta sempre fedele a me stessa anche nei momenti peggiori, ho tirato fuori una grinta che nemmeno immaginavo.
È stata dura, lo credevo impossibile, sono caduta più volte e mi sono rialzata, grazie a Bi e grazie a Ale, perché da sola non ce l'avrei fatta.
Ho dato il peggio, ma ora so com'è fatto. Spero che da oggi potrò dare solo il meglio.