venerdì, maggio 16, 2014

Quattrocentodiciassette

Quattrocentodiciassette.
No, dico.
Se in un metro ci metto un passo e mezzo, non andando troppo veloce.
Però metti che ho fretta forse anche uno solo. Quindi sarebbero mila passi. 
Una cifra.
Anche di corsa sarebbero tanti comunque.
Chissà che al duecentottesimo e mezzo mi ci ripensi. Se mi dovesse assalire la mia solita insicurezza ci metterei una decina di passi a tornare indietro.
Ma se decidessi di incamminarmi credo che le cose andrebbero esattamente così, passo più, passo meno.
Passerei i primi cinquanta a pensare al momento in cui ti avrei di fronte; dovrei poi depennare più della metà delle frasi che mi verrebbero in mente perché ritenute troppo idiote; la parte restante, poi, eliminarla perché troppo soap opera napoletana. Rimarrei, quindi con un pugno di lettere che lancerei in aria come coriandoli per poi raccoglierle alla rinfusa cercando di creare qualche frase di senso compiuto, manco fosse una partita a scarabeo. 
Fino al centoduesimo di sicuro penserei alle tue di parole, che non so fino a che punto riuscirei a togliermi il sorriso ebete, ci metterei un po', credo.
Che poi so già come andrebbe: te mi vai a dire proprio quella frase ch'io non mi aspettavo sentirti pronunciare perciò cadrei in quello stato semi-confusionale tipico di chi ha appena avuto una visione mistica. Se ti ci metti d'impegno ci potrebbe anche rientrare una simil-convulsione, magari.
Se ci aggiungi poi il sorriso, quello tuo, quello lì mischiato di tenerezza, è la fine.
Chettelodicoaffà.
Fino intorno ai duecento potrei decidere di attivare la modalità ottimismo, indi per cui pensare a tutte le cose belle che di me potrebbero piacerti, ma solo se butto giù un paio di negroni tutti d'un fiato. Se scegliessi di restare sobria allora potrebbe essere un pelino più delicato.
Beh, si. Perché potrei pensare che sono tanti i passi da fare, che poi a tornare indietro la fatica è doppia, che chimelofaffare. 
Sicché arriverei al duecentottesimo e mezzo.
Mettiamo il caso che decidessi di tornare indietro sarebbe una tragedia, lo so.
Qualcosa del tipo processione verso l'autoflaggellazione.
Si, perché mi sfracasserei gli zebedei pensando a quanto possa essere stupida, che meglio avere rimorsi che rimpianti, che la vita è una e va vissuta e via discorrendo tra le frasi da diario del liceo, ma continuando a tornare indietro. Più o meno.
Se invece dovesse essere una bella giornata di sole e che quei due negroni siano in circolo, beh allora i passi diverrebbero anche più veloci.
La mia mente sarebbe proiettata verso l'obiettivo e fino al quattrocentesimo forse avrei chiare nella mente le immagini idilliache di noi due assieme, a correre tra erba alta e fiori di campo, tu che mi prendi al volo e fai un paio di giri, col sottofondo di what a wonderful world. Larararà.
Non appena arrivassi al cartello che indica il confine del tuo paese, i miei passi, credo, rallenterebbero. Persino il ticchettio del tempo potrebbe diminuire. Lentamente mi comincerei a specchiare nei finestrini delle macchine, aggiustandomi i capelli, le occhiaie ed i vestiti.
Un passo si, uno no.
Un passo dai su, uno macheccazz.
Un passo machetefregavai, uno nononono.
Un passo santiddio benedettissimo.
Beh, son tanti i passi da fare, migliaia.
Quattrocentodiciassettemila.
Che potrei essere ovunque eh, mica per forza là, ecco.
Ma se scegliessi di muovermi non avrei altre mète, il mio arrivo, il mio approdo saresti tu, se dovessi partire proprio ora.
Quattrocentodiciassette, quanto è grande in fondo?
Tanto così?
Cioè fino a quanta roba ci posso mettere?
Parecchia, mi sa.
Hai voglia a riempirli, insomma.
Quattrocentodiciassette motivi li potrei trovare? Oddio, si.
Che finché non ci ho ragionato pensavo fosse davvero tanto, ma quando poi cominci a contare davvero, quando poi ti cominci a muovere, non sono mica tanti.
La distanza sta davvero solo nella testa.
Giuro che Quattrocentodiciassette, alla fine, non mi sembra più un' eresia.
Che già a pronunciarlo ci si fa la bocca subito. 
Chissà che i tuoi siano Quattrocentodiciassettemila o trecentonovantatrémila.
Semmai ti muovessi.



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