venerdì, aprile 12, 2013

a piedi pari

Com'è che avevo scritto tempo fa?
Rassegnata?
AHAHAHAHAH
A volte sono così convinta che quando le scrivo certe cose, finisco col crederci.
Non riesco a lasciare liberi i sentimenti, la mia razionalità fa sempre capolino a rimettere a posto, rassettare, pulire. Ho una massaia in me che cerca di tenere ordine nel caos.
Quindi niente di nuovo quando mi sveglio e sono ancora qui a pensarti.
Niente di troppo strano addormentarmi col pensiero di te, nonostante non ci sia davvero nulla che mi porti a credere in te. Niente. Il vuoto.
La mia ostinazione in certi casi è incredibile, non riesco proprio a capacitarmi di quanto posso essere stupida a credere in qualcosa di inesistente, o meglio che vedo soltanto io.
Ma non riesco a lasciarti uscire, nonostante ci siano tanti altri che premono per avere il tuo posto nella mia mente, mentre io non li faccio entrare. Quel posto lo tengo caldo per quando tu arriverai, perchè tanto io lo spero ancora. Ci credo che un giorno sarai tu a decidere di venire da me.
Mi ritrovo ogni volta a piedi pari di fronte la porta del tuo cuore a bussare chiedendoti di aprirmi. Non voglio entrare, se non sarai tu ad invitarmi, ma almeno apri, ho così tanto da dirti, da farti comprendere, da condividere. Voglio semplicemente mostrarti tutto ciò che vedo io, metterti davanti gli occhi la mia visione delle cose che ci legano e che tu non conosci nemmeno, credo che neppure le immagini.
Io sono pronta ad aprirti il mio cuore, io sono ancora qui. Non lasciarmi sola sul pianerottolo.

sabato, aprile 06, 2013

Non sei tu

E va bene, mi rassegno.
Sarà dura accettarlo ma lo farò.
Non perché tu mi abbia illusa, anzi tutt'altro. Tu non hai fatto proprio niente. Non hai nemmeno più risposto alle telefonate.
Sai perché è dura?
Perché in qualche modo io ho creduto che potesse essere possibile, che avrebbe potuto funzionare.
Non voglio ammettere di essermi sbagliata, non voglio ammettere di essermi confusa. Io ho creduto in quegli sguardi, ma probabilmente era tutto solo nella mia testa.
È un peccato doverti scrivere nella lista delle cose fatte e non portate a termine; è davvero un peccato che non ci sia stata nemmeno la giusta occasione per tentare. È probabile che così doveva andare. Ho un secchio pieno di coincidenze che non servono a nulla, a questo punto; io non so proprio che farmene di quelle parole scritte a distanza di tempo e spazio, di tutti quei segnali che qualcuno si è divertito ad inviarmi, a quanto pare solo a me. Oppure l'hai ricevuti anche tu ma non hai saputo interpretarli. Occorrerà differenziarli per smaltirli pochi la volta. Mi sentivo pronta ad accoglierti nella mia vita. Peccato tu sembri diretto da tutt'altra parte. Chissà ci incontreremo, forse non in questa vita.