sabato, ottobre 26, 2013

Alzo le mani

Sono sicura che ti capita di pensarmi, soprattutto dopo che hai ricevuto quella busta. T'immagino con un mezzo sorriso trattenuto a strette labbra, gli occhi sbarrati, le mani tremanti quando te l'hanno data. Sai che te l'ho mandata io, anche se non ho messo il mio nome, sono certa che lo immagini. 
E ti vedo mentre di nascosto nella tua camera, dentro il cassetto del comodino la prendi, al buio; la accarezzi, la porti al viso e la stringi forte contro il naso ed espiri. Ti si riempie il naso col mio profumo, ti inonda dentro; immagino che ti faccia salire almeno un brivido lungo la schiena mentre con gli occhi socchiusi fai tornare alla mente flash back di me e te insieme. Perché lo ricordi benissimo, lo so. Poi di colpo apri gli occhi come se qualcuno ti avesse svegliato all'improvviso, sorridi, ma ti affretti a metterla a posto, prima che cominci a pensarci troppo. 
Lo so che è arrivata. Ok che l'indirizzo non era troppo certo, ma lo so che arrivano comunque: il postino di paese conosce tutti i nomi, ricorda tutti. Vuoi che leggendo il tuo nome non sapeva dove portarla? Lo so che l'hai avuta tra le mani.
Mi sorprende il tuo silenzio. Non che m'aspettassi chissà cosa, non pretendevo certo la chiamata. Ma un messaggio? Nonostante siano settimane che non ci sentiamo, perseveri nel tuo mutismo.
Bene. Non posso farci niente.
Forse ti avrà infastidito, forse non l'hai presa con lo stesso spirito con cui io l'ho inviata, ma va bene, davvero.
Io non posso certo convincerti a far nulla. 
Ho fatto quel che volevo, mi sono divertita, ok, il messaggio giusto non è arrivato, forse. Ma di fronte al tuo silenzio di seguito ad un gesto così non posso proprio nulla. Alzo le mani.

giovedì, ottobre 24, 2013

Il fantasma degli amori passati

C'era una volta, ma forse lo è ancora, una dolce fanciulla che aveva l'abitudine di amare. Una ragazza tanto solare perché la luce che emanava doveva coprire anche il caos che aveva dentro, più luce riusciva a buttare fuori, più ombra riusciva a fare dentro. Andò avanti in questo modo per molto tempo, riuscendo ad attirare l'attenzione di molti. Ad un certo punto decide di lasciare il castello e di provare a visitare altri regni; e cammina, cammina incontra un principe, ma non uno qualsiasi. Il figlio del re nemico. La loro storia prosegue tra sotterfugi, stratagemmi e segreti perché il re e la regina non volevano assolutamente che la loro principessa scegliesse un principe qualunque. Quello che non capivano, e neanche la principessa vedeva, è che quel principe riusciva a ridonarle un po' di luce dentro. Dopo un po' di tempo il principe decide di mollare, stanco di tutta la situazione e scappa, tornandosene al suo regno. La principessa si ritirò nella sua torre per un po', il tempo necessario per riprendere la sua vita in mano. Poi un giorno decise di tornare di nuovo tra la sua gente, così decise di camuffarsi per poter passare inosservata. La principessa non aveva però tenuto conto del suo essere: puoi cambiare colore di capelli, vestirti in maniera diversa, ma il tuo essere non puoi modificarlo. Lo attenui un po' ma prima o poi ciò che sei veramente salta fuori comunque. Iniziò a conoscere gente nuova, frequentare posti nuovi, comportarsi in maniera diversa. Incontrando altri principi di altri regni, con cui provò ad essere diversa, solo che poi il rovescio della medaglia lo ottieni nel verso errato. Ed ecco che si ritrova a distanza di tempo a parlare ancora di quei principi che le sono passati accanto e che in fondo non sono restati. Pensando che il problema fosse lei che in fondo pretendeva troppo e che forse non aveva dato abbastanza. Finché dei menestrelli che passavano di là, non tanto per caso, le hanno aperto gli occhi. Quello che la principessa chiedeva, e chiede ancora, non è niente di più che un minimo di attenzione che non deve nemmeno essere dovuta, ma dev'essere un semplice piacere di regalare, se sei davvero interessato a lei. Niente di innaturale se vuoi che lei resti una principessa. Perciò presa questa consapevolezza la principessa tornò ad essere quella di sempre, perché sa che un principe per lei sta già cavalcando, pronto a sconfiggere ogni avversità pur di restarle accanto. Se poi il principe non arriva, beh, vuoi mettere a restartene nel tuo castello, con tutto ciò che ti serve a disposizione? 
E vissero tutti felici e contenti.

lunedì, ottobre 21, 2013

Le incerte parole

Ci ritroviamo sempre lì coi discorsi, tra amiche, non facciamo altro da giorni. Si parla di te, del fatto che per come ti comporti sembra che  non ti interessi più di tanto.
Si parla dei vorrei, si parla di viverti la vita fino in fondo e che, male che vada, vuol dire che qui di fianco non t'intetessa restarci.
Si parla di me che comunque voglio tentare, l'idea che tu possa essere al centro di ogni mio pensiero si aggira nei dintorni ed ogni tanto bussa per voler entrare. Ma la tengo sulla porta. 
Si parla di te e di me, perché basta che t'allontani un po', basta che ritorni nel tuo habitat ed ecco che svaniscono quelle parole. Parliamone dell'attrazione che entrambi sentiamo, si, parliamone del fatto che non ce la fai a non guardarmi, a non toccarmi, a non saltarmi addosso non più di mezz'ora. Parliamone, cavolo, del tuo essere jackill da lì e hyde da qui. 
Ma in fondo credo che il vero problema sia un'altro.
Già. 
'Che tu le parole le hai usate a dovere e nel migliore dei modi: guardandomi negli occhi.
Mi hai detto che sono troppo, che una come me che ci fa con uno come te. Poi hai usato la sincerità, col presente e col passato.  
E poi te ne vai.
Ogni volta ho come l'impressione che sia l'ultima, mi resta il magone finché non ti parlo, finché non ti leggo. 
Ma tu lo fai apposta. 
Svanisci, per tornare poi direttamente a qualche centimetro di distanza e... Voilà. Mi butto tra le tue braccia senza riserva alcuna.
E accapo, di nuovo. 
Loop.
Il mio cervello fuma perché non comprende.
O meglio, fa finta. Eh si.
Quelle parole suonano così bene all'orecchio che la voglia di ascoltarle cresce perché non sono abituate a sentirle.
Questo è: se non ti hanno mai detto cose importanti, se le parole usate per te sono sempre state bastoni battenti o costruite in base alle necessità, e tu ci hai sempre creduto, l'orecchio s'abitua, il cervello si standardizza ed il cuore... Beh il cuore prende quello stesso ritmo. Perciò sembra tutto normale.
E poi arrivi tu a regalarmi parole nuove, tutte per me.
Ed io anziché accettare che faccio? Dubito.
Logico.
Sono talmente abituata a sentire quelle mezze che non le riconosco quando mi capitano le belle. 
Perciò in fondo qualcosa c'è, qualcosa hai lasciato. 
Ma ho paura di aver ascoltato male.
Forse è tutto nella mia mente. O forse no.