martedì, dicembre 29, 2015
Effetto collaterale
Talenti
domenica, dicembre 13, 2015
E se...
giovedì, novembre 19, 2015
Il primo giorno.
domenica, novembre 08, 2015
Montagne russe
giovedì, luglio 16, 2015
Surrogato
venerdì, maggio 29, 2015
Le equazioni del caso
mercoledì, maggio 27, 2015
Anagramma perfetto.
Programma
mercoledì, maggio 13, 2015
Dare un nome.
venerdì, aprile 24, 2015
Comodato d'uso.
lunedì, aprile 06, 2015
Andrà tutto bene.
martedì, marzo 10, 2015
Lieto presente
sabato, marzo 07, 2015
Parlagli di me
martedì, febbraio 24, 2015
Momenti.
giovedì, febbraio 05, 2015
Treni e fermate
Di treni che passano ce ne sono a migliaia, inutile stare lì a filosofeggiare sul salire su quel fatidico treno che porta alla felicità.
Punto primo: se il treno in questione è un vero treno che si rispetti, fate con calma che di sicuro avrà almeno un venti minuti di ritardo.
E una campanella, che comincia a suonare da quando il treno è alla stazione precedente.
Sta' tranquillo che te ne accorgi quando sta per arrivare.
Poi, mai visto un treno che non torni indietro. Pure per rottamarsi, ma torna. A meno che non ha un incidente, si scassa, e allora Deo gratias.
Poi ci sono treni che pare si divertano a passarti davanti, più e più volte; o perché pieno o perché tu non vuoi proprio prenderli. Forse non ti va di seguire quel binario, cacchio ne so.
E se ad una persona, mettiamo il caso, piacesse stare in stazione? Vuoi per la compagnia, vuoi perché ci trova gusto nel vedere gli altri partire, per vederli poi tornare, perché tutti tornano? Io lo faccio spesso, vedere le partenze altrui; mi piace che ognuno possa scegliere da solo se rimanere. Solo che poi quando arriva il treno sono in pochi quelli che decidono di restare, come se libertà fosse sinonimo di fuga, come se andare aiutasse a salvarsi da se stessi.
Poi ci sono i pendolari, quei treni che arrivano sempre, una certezza se sai dove vuoi andare. Sono tanti e pieni di gente perché sono di quelli facili, che non ti preoccupi di perderli perché tanto ce ne sarà un altro di lì a poco. Sempre uguale, stesso tragitto. Sai dove ti porta, conosci a memoria tutte le stazioni, anzi le prevedi. Hai il tuo sedile preferito, la vista che prediligi. Sai già tutto.
E poi ci sono io.
Che i treni mi sono sempre piaciuti, talmente tanto che adoro vederli passare. Sempre con quei secondi di ritardo perché mi piace rincorrerli e salirci in corsa. Quell'attimo di incertezza, un momento prima di salire, che non sai mai se prenderlo o perderlo, quale delle due sia la cosa migliore.
lunedì, gennaio 26, 2015
Amore, singolare.
L'amore è valido una volta.
Non dura per sempre.
Tutto ciò che provi dopo sono sintesi di ciò che è già stato.
Quando c'erano le rose ed i cioccolatini, le frasi coi baci perugina, la buonanotte all'alba ed il buongiorno subito dopo; telefonate lunghissime -dai, attacca tu- ed il messaggio due secondi dopo.
Ah, le canzoni. Stralci di parole piene di sentimento, quasi un aiuto per esprimere al meglio ciò che il cuore comandava.
L'abuso del "ti amo" in ogni dove e a conclusione di tutto.
Il tanto dolce che porta il dopo a voler solo l'amaro.
Infatti, ora, il caffè lo bevo amaro.
Perché dopo niente sarà più così.
Inutile aspettarsi di avere di nuovo quel genere di dedizione al sentimento, neanche la propensione al "ti amo", non più.
C'è del bello anche dopo, forse anche di più.
Ma l'amore, quello degli occhi, della bocca, della pelle e del pensiero è singolare, uno soltanto.
Tutto incluso.
Il dopo ha in sé la diffidenza, la paura, la poca fiducia e non volersi lasciare andare all'altro.
La dedizione del primo non ci sarà più.
Non amerai mai con la stessa forza, il dopo è sempre meno.
Quel "ti amo" sottovoce, di un'intensità grandiosa, diverrà più leggero a dirlo.
Triste rendersi conto di avere solo dei surrogati di amore, non sentirò più quelle parole, che erano per me, mie soltanto. Ora fanno polvere nei vecchi diari, tra foto di sorrisi e lacrime.
Ma non ci possiamo fare nulla.
L'amore è singolare, a senso unico verso il passato.