Mi dai dieci e te ne prendi indietro nove. Cerco di farmi bastare, per quale ragione inconsapevole non lo so ancora, quello che mi resta nelle mani, un po' come infilare la mano in un sacco di lenticchie e tirarne fuori che un piccolo pugnetto. Non vorrei essere ripetitiva ma ci tengo a sottolineare che quel che mi succede adesso è il totale opposto di ciò che sono sempre stata, dove trovo tutta questa pazienza non lo so, tutta questa voglia di farmi bastare quel poco che mi doni, tutto questo interpretare quelle parole così incomprensibili, quell'avvicinarmi al tuo personale vuoto per volerlo riempire con quel po' di me. Mi brillano gli occhi nel raccontare quelle tre ore infinite passate insieme, neanche ci fossimo detti poi granché, nemmeno fossero accadute queste grandi cose. Una quasi anonima serata tra persone, forse non troppo nella norma, ma nulla di rilevante a prima vista. Ma qualcos'altro c'era, lo so. C'è un fil rouge che unisce il tutto, che attraversa anche quei piccoli, apparentemente irrilevanti, dettagli perché forse è così che deve andare -qualcuno così mi ha detto-.
Tranne poi un momento di straordinaria concessione, inaspettata sorpresa. In una sola chiacchierata, mi dici quello che per me è importante. Niente complimenti, niente "come stai bene in quella foto", né "sei bella". Mi dici invece di volere un mio giudizio su una tua cosa molto personale, mi rendi partecipe di un tuo inizio. E poi esordisci con un "con te la cosa è diversa", non sono come il resto. Mai parole come queste mi hanno fatto stare tanto bene, mai risposta poteva essere tanto adeguata ai miei continui dubbi. Non importa se non sono ancora speciale, mi basta essere altra cosa dal "resto".
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