mercoledì, maggio 27, 2015

Anagramma perfetto.

Caos-caso.
Un piano mal riuscito.
Una questione di aspettative. 
Piano A andato a puttane, il piano B si è ritirato. Ma ero troppo convinta e quando mi punto un obiettivo non c'è scusa che tenga.
Uno a caso, ma non troppo.
Bel sorriso, bella luce negli occhi. Si, vai bene tu.
Convenevoli, stiamo tutti bene, il tempo non è granché, entrambi abbiamo le nostre vite, nessuno dei due che vuole entrare in quella dell'altro.
Non ti aspettare del sesso, ma il caffè c'è n'è. Vada per il caffè.
Imbarazzo iniziale da parte di entrambi ma è chiaro che quello che ci troviamo di fronte non ci dispiace.
Ce ne sono voluti quattro di caffè per smuoverci dalle singole posizioni.
La mano batte sul cuscino del divano, era lì che volevi mi sedessi. Io ti vengo vicino, il tuo braccio fa il giro del collo e mi spingi verso la tua bocca.
L'imbarazzo è persistente.
Poi il letto, ci svestiamo. 
No, non ci dispiace quello che vediamo.
Ma non s'era detto che non dovevamo...?
Ok, dammi un minuto.
Ma poi mi tocchi, mi sali sopra.
Ok, dammi un minuto.
Ma poi mi baci, no non mi resisti.
Ok, un minuto, ho detto.
"Lasciati andare".
Si, ti pare facile?
"Se non vuoi, non fa niente."
Se non vuoi? Non posso. Non sono così.
Non sono fatta così, devi credermi quando ti dico che è la prima volta.
Come cavolo glielo spiego il caos?
Non è che non voglio, figurati.
La tua mano sulla spalla, poi sale sul viso, mi baci, un bacio tenerissimo, poi mi metti con le spalle sul letto ed io...
Mi lascio andare.
Impacciato, è il termine che gli si addice al momento.
Ti rivesti, ti accompagno alla porta. 
Ehm, io non so come si faccia in certi casi..
Caos.
Un bacio, timido.
Arrivederci.
La seconda è stata meglio.
Tu di fronte la mia porta, il giorno dopo, che mi dici "come si fa in certi casi?"; intanto entra, poi lo decidiamo.
Seduti sul divano scomodo, io seduta di fianco. Caffè.
Poi le mani, mi inviti porgendomi le mani, sorridendo, ecco quella luce lì.
Io ti sorrido, poggiando le mie sulle tue e tu che mi tiri verso di te, poi il bacio. Coreografia perfetta.
Poi ti invito ad alzarci, tenendoti la mano.
Ti guido verso la stanza, ma sul corridoio ti fermi di botto, tirandomi verso di te.
Un braccio attorno al collo, l'altro sulla pancia, le labbra sul collo.
Caos.
Guarda tu il caso che ti combina.
Passione, questo è il termine adeguato.
Poi il letto, subito, senza resistenza alcuna. Come se entrambi conoscessimo già i passi.
Poi il gioco, dopo.
Faccio l'offesa, mi giro di spalle.
Inaspettato, questo è il termine, stavolta.
Si, perché la tua mano che da sopra il lenzuolo disegna la linea del fianco dalla spalla alla coscia... Che vuol dire?
Come se volessi avere la prova che c'ero, che fossi reale.
Poi ti stringi a me.
Nemmeno questo mi aspettavo.
E mi baci il collo, il viso, la bocca. 
Sei tenero. Eh, perché lo sei?
Poi la passione, la consumiamo fino alla fine. Poi mi fai appoggiare sul tuo petto.
No, no, perché?
Ok, come te lo spiego il caos?
Lo faccio, poi gioco con la tua pelle.
Tu ridi, lo hai fatto tutto il tempo.
Hai tenuto quella luce, l'ho vista di continuo. Ci siamo guardati, sempre. In ogni gesto, ti guardavo e tu guardavi me.
Non mi hai tolto gli occhi di dosso nemmeno un istante.
Caos.
Caso.
Come te lo spiego?
Come me lo spieghi?

1 commento:

UIFPW08 ha detto...

c'è sempre una prima volta Ardelle..
bel testo
Buon venerdì
Maurizio