Cominci a scrivermi parole intense, piene di quello che tu vorresti fare al mio corpo.
Ti mostro spunti, ti regalo mappe vuote di percorsi.
Le mie foto, fatte a dovere, che risvegliano non solo i tuoi di sensi.
E ti resisto, per un po'.
Poi tu insisti, mi piace il modo in cui le tue parole si associano al mio corpo; la mia mente imbizzarrisce quando legge quegli attimi così intimi che fanno arrossire le guance, ma che solleticano la curiosità.
Poi la sfida: tu che mi chiedi se le parole, le tue, quelle lì, non mi piacciono. A me? Che il solo congiuntivo azzeccato mi fa salire la libido.
Sono con le spalle al muro perché la mia ragione mi imporrebbe di tenere ancora le redini, almeno fino all'incontro, semmai ci sarà.
Ma le tue ragioni son determinate, avanzano. Allora lancio anch'io spiragli, perché come faccio a dirti tutto?
Non avrebbe la stessa valenza.
Come dirti che ti sogno la notte?
Che mi immagino le scene che tu hai descritto così bene e mentre lo faccio immagino che a scorrermi addosso non siano le mie dita, ma le tue?
E come te lo spiego che il solo immaginarti mi fa impazzire?
Capiresti se ti dicessi che la mia pelle si riempie di brividi non appena la tocco?
Raggiungere il piacere in un attimo e restare con la voglia di te ancora addosso, può essere normale?
Ti ho visto solo una volta, non so né il tuo sapore, né il tuo odore. Mi spieghi come hai fatto a provocare tutto questo?
Non posso dirtelo, ancora no.
Non hai ancora l'idea di me.
Quando, pensando al piacere ti verrà in mente la mia bocca, le mie mani, il mio profumo, il mio sapore te lo dirò, puoi starne certo.
Ma non ancora.
lunedì, agosto 11, 2014
Non ancora.
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