Come si fa a riprendere se stessi?
Esiste, effettivamente, un metodo per poter avere in mano la propria vita?
Focalizzare il proprio io, davvero è una cosa fattibile?
Io parto dal presupposto che è vero che il centro della propria esistenza sta nel fondo del proprio essere, non in un' altra persona, né tantomeno in un animale e figuriamoci se in un oggetto.
Lo so benissimo che una deve bastarsi da sola. Lo so.
Ma come si fa?
Finché non succede nulla è fattibile, mica ci vuole molto.
Ma quando le cose cominciano a complicarsi come funziona?
Gestire l'imprevisto nel caso delle emozioni diventa un' aritmetica impossibile anche per Einstein.
Inutile cercare di capire, inutile cercare di mantenere il controllo quando non si hanno gli strumenti adeguati a disposizione. Sarebbe come andare in guerra senza nemmeno la mimetica, un lancio nel vuoto.
Sei sempre lì a cercare di tracciare i contorni di te stessa mentre invece ti rendi conto che la tua è soltanto una bozza, con più dettagli, ma mai un disegno finito. Non sai mai qual'è la linea giusta che dovrai tracciare.
Poi arriva quel momento in cui decidi di farlo, quel "ora o mai più", il bivio di quelli più classici, proprio come fosse un film. Ti senti una protagonista, sei forte nel decidere, ci credi anche tu nel carpe diem; perciò decidi che nonostante i contro hai bisogno di seguire l'unico pro che ti viene in mente.
Vada come vada sei certa che non avrai rimorsi né rimpianti.
Poi la puntata ha un finale a sorpresa: eh si, quel simpaticone di destino al "vissero felici e contenti" ha smesso di crederci. Quindi cadi, ti fai un po' male e ti lascia cosi, a terra, a leccarti le ferite.
Va bene mischiare le carte, ma sarebbe carino che cominciassi a servirle e permettermi almeno di giocare.
lunedì, agosto 25, 2014
Bozzetto.
venerdì, agosto 15, 2014
L'impossibile.
Pare che sia più forte di me, se le situazioni sono troppo semplici mi sembrano noiose e quindi le lascio. Quelle complicate, invece, mi stuzzicano ma poi mi stanco.
Perché penso che allora non può essere cosi complesso, che forse sono davvero io il problema.
Si. Potrebbe essere.
Ma allora come la risolvo la voglia di avere qualcuno accanto perché annulli, almeno in parte, questa malinconia dilagante?
Sempre allo stesso punto, un cane che si morde la coda.
Non mi sembra di chiedere molto. Vorrei che a qualcuno venisse in mente di mandarmi il buongiorno e la buonanotte, che avesse voglia di chiamarmi per sentire anche solo qualche secondo la mia voce; qualcuno che mi voglia nella sua vita, che se non lo cerco pretende di trovarmi, che alla fine mica mi nascondo.
Non chiederei altro, se non un poco di attenzione.
Invece va a finire sempre che durano tutti poco.
Mi cercano, io mi nascondo per un po', poi mi faccio trovare ed ecco che svaniscono ed io lascio andare.
Va a finire sempre allo stesso modo.
E questo sarà l'epilogo anche con te.
Lo so.
Fai anche tu parte dell'impossibile.
lunedì, agosto 11, 2014
Non ancora.
Cominci a scrivermi parole intense, piene di quello che tu vorresti fare al mio corpo.
Ti mostro spunti, ti regalo mappe vuote di percorsi.
Le mie foto, fatte a dovere, che risvegliano non solo i tuoi di sensi.
E ti resisto, per un po'.
Poi tu insisti, mi piace il modo in cui le tue parole si associano al mio corpo; la mia mente imbizzarrisce quando legge quegli attimi così intimi che fanno arrossire le guance, ma che solleticano la curiosità.
Poi la sfida: tu che mi chiedi se le parole, le tue, quelle lì, non mi piacciono. A me? Che il solo congiuntivo azzeccato mi fa salire la libido.
Sono con le spalle al muro perché la mia ragione mi imporrebbe di tenere ancora le redini, almeno fino all'incontro, semmai ci sarà.
Ma le tue ragioni son determinate, avanzano. Allora lancio anch'io spiragli, perché come faccio a dirti tutto?
Non avrebbe la stessa valenza.
Come dirti che ti sogno la notte?
Che mi immagino le scene che tu hai descritto così bene e mentre lo faccio immagino che a scorrermi addosso non siano le mie dita, ma le tue?
E come te lo spiego che il solo immaginarti mi fa impazzire?
Capiresti se ti dicessi che la mia pelle si riempie di brividi non appena la tocco?
Raggiungere il piacere in un attimo e restare con la voglia di te ancora addosso, può essere normale?
Ti ho visto solo una volta, non so né il tuo sapore, né il tuo odore. Mi spieghi come hai fatto a provocare tutto questo?
Non posso dirtelo, ancora no.
Non hai ancora l'idea di me.
Quando, pensando al piacere ti verrà in mente la mia bocca, le mie mani, il mio profumo, il mio sapore te lo dirò, puoi starne certo.
Ma non ancora.
sabato, agosto 09, 2014
Notturno.
La notte.
Nessun consiglio.
Dormirci sopra?
Ma le palpebre son sbarrate.
Così come i pensieri,
Che nel buio saltellano, facendo rumore;
I miei occhi voglion cercare.
Hai voglia a girarci intorno,
Cercare altrove, spedire i pensieri da tutt'altra parte,
Vedere gente, ascoltare musica.
Tutto inutile,
Se quando, poi, torni a casa,
ti stendi su di un morbido rettangolo,
I pensieri si fanno duri e fermi.
Tu. Ancora.
Inutile davvero,
Giornate passate ad ignorarci,
Far finta che non ci interessi,
Quando la notte,
Con le sue luci spente,
Accende te nella mia mente.
A che serve zittire il giorno,
Che sussurra il tuo nome,
Quando il silenzio della notte
Lo urla nelle orecchie?
Che fare allora?
Combattere come un don chischotte,
Contro l'incedere incessante dei pensieri,
O lasciarmi cullare dalla nenia
Che essi stessi provocano,
Quando s'infrangono coi miei?
I tempi razionali sono acerbi,
Ma la notte non aspetta.
Vomita tutto addosso,
Fregandosene di tutto.
Non fa sconti, lei.
Non esiste detto alcuno,
Che racconti quanto la notte possa essere sincera.
E tu, nemmeno germoglio,
Già sei radicato nei notturni pensieri.
Forse persino più forte
Di quanto potessi credere.
A luci spente, nel silenzio
Della notte.
martedì, agosto 05, 2014
Una qualunque
Forse è troppo presto parlarne con te. Un caffè e qualche messaggio non sono ancora granché. Non ti chiedo nulla, perché so che avrai le tue situazioni in ballo e non mi va di sentirmi inferiore; non perché sia tu che mi ci faccia sentire, faccio tutto da me: mi sento sempre un gradino sotto a chiunque e non sono mai capace di lottare, almeno all'inizio.
Eccomi, appunto a parlare di quello che provo se penso a quello che mi succede con te.
Credo di essere il tuo in più, sono arrivata, ti è piaciuto conversare con me, mi hai reso un giocattolino divertente. Poi mi metti a posto quando ti sei stufato.
E ci sta, in fondo non ci conosciamo, non sono questa granfiga che riesce a tenere ancorata la tua attenzione.
Però questo è quello a cui sto aspirando ora: vorrei che la tua attenzione fosse su di me, che accendendo il cellulare tu pensassi ad un mio messaggio o addirittura a volermi scrivere.
Ho voglia di essere qualcuno, non l'unica, figurati, ma nemmeno una qualunque.