Perché non è giusto, normale farlo?
Tu mi hai fatto tremare le gambe la prima volta.
Sei tu quello che ha rotto il chiavistello, come un ladro è entrato, ha rubato ciò che voleva, che desiderava, ha lasciato tutto un subbuglio ed è svanito tra le ombre.
Io ho messo a posto ma hai lasciato segni indelebili, che tornano. Piango perché cazzo ti sei preso quello che non dovevi, senza averne il permesso e senza darmi niente in cambio.
Esattamente come sei entrato, dal nulla, così sei sparito, nel nulla.
Fanculo i segni. Fanculo tutto. Fanculo tu.
Però piango, perché non credevo di poter arrivare a sciogliere quei lacci che tenevano imbavagliata la vera me. Una matrioska, che una volta scoperchiata ha fatto uscire la me intrappolata in canoni che in fondo non erano miei ma mi avevano assegnato.
Va a finire che ti devo anche dire grazie. Certo.
Piango perché come si fa ad annullare così una persona?
Come si fa a fare finta che non ci sia stato quel sentimento, quel trasporto?
Solo a me brillavano gli occhi?
Solo a me sudavano le mani?
Quell'attrazione era solo nella mia testa?
Piango, si.
Perché se hai dato tanto è difficile non avere proprio niente.
Il vuoto. Il silenzio.
Questo mi sono meritata?
Non hai nemmeno capito tutto quello che avevi tra le mani, non hai apprezzato quello che ti ho donato.
Per questo, credo, non dovrei piangere.
Ma lo faccio, ché non ci credo neanch'io al tuo silente addio.
Non può essere d'avanzo quel mucchio di sensazioni, che potrei giurarci, anche tu hai avuto.
Tutto quel cercarci, anche solo con lo sguardo; tutto quel desiderio che lo sentivi anche da lontano tanto era forte, tutto quel parlare di noi senza che noi dicessimo mai nulla, tutto quel destino che si palesava dietro ogni cosa e in ogni dove, quel tutto essere noi non può essere sprecato.
Per questo piango.
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