C'è sempre una ragione. Scientifica, razionale, ce n'è almeno una.
Vale anche per l'amore.
Non saprei come spiegare altrimenti questo turbinio di sensazioni. Ma partiamo dalla scienza.
Un sistema dinamico si dice caotico se presenta alcune caratteristiche: una propensione sensibile alle condizioni iniziali, ovvero a variazioni di contorno corrispondono variazioni finali, mai uguali; l'imprevedibilità dell'andamento del sistema, che assume ogni volta diversi andamenti a seconda delle condizioni di contorno; l'evoluzione del sistema avviene attraverso delle orbite infinite confinate in uno spazio finito, perciò non si evolve verso l'infinito, diventa, quindi, un caos-deterministico.
Ora, pazienza per la mia spiegazione molto frugale, ma queste poche parole hanno riassunto al meglio la mia situazione. Razionalmente le variazioni di contorno - ti ho visto con lei, da solo, solo la tua macchina, sono passata semplicemente sulla strada di casa tua- hanno avuto una costante: il mio cuore batteva sempre all'impazzata, ma ogni situazione mi ha creato diverse variazioni finali. Imprevedibili, per l'appunto. Oggi ti odio, domani ho l'assoluto bisogno di averti. L'evoluzione del mio sistema, però, resta immobile. Le situazioni ogni qualvolta differenti orbitano tutte attorno a te. Il mio sistema non riesce a spostare il suo baricentro. Il nucleo resta sempre uno, e sobbolle, semi addormentato, finchè qualche crepa non lascia fuori uscire la lava e siamo punto a capo, di nuovo a parlare di te. Le orbite sono sempre diverse. A volte mi sembra che quasi abbiano cambiato nucleo. Finchè non mi rendo conto che il mio spazio è davvero finito. Ben delineato attorno a quel che c'è stato con te.
Una serie di coincidenze ci hanno unito, ed è stato tutto così intensamente bello che ho creduto che davvero qualcuno avesse ben chiaro un piano.
Chiamiatelo caos, chiamatelo destino, chiamatelo Dio, chiamatelo come meglio credete.
Il mio caos ha un nome ben preciso. Il tuo.
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