Per caso, non me l'aspettavo, ma ti ho visto.
Eri con lei, non ho visto il tuo viso per paura di vederti felice.
Ho visto il suo di viso, e lei, ovviamente, era felice. Passeggiavi abbracciato a lei; odio ammetterlo ma credo che tu stia bene. E la cosa non mi è congeniale. Ora non so, sono sospesa in aria. Ti voglio bene quindi sono davvero -stupidamente- felice per te, cosa che non avrei mai immaginato di dire (vedi il post precedente). Ma, c'è sempre un ma, voglio bene a me e quel poco che ho vissuto con te rendeva davvero felice me. Ecco allora il meglio di me: i miei pensieri che si muovono come dei contorsionisti al cirque du soleil. Attorcigliati, aggrovigliati attorno al tronco come la gramigna. Un parassita che non lascia libera la razionalità. Come sempre contorta. Come sempre di fronte ad un bivio, destra o sinistra, lasciarti andare o aspettarti. Il mio unico problema è che di fronte ad un bivio io vado sempre dritta dritta a sbattere contro il muro, o via per i prati. Una volta ferma ci penserò, ma non riesco proprio a scegliere mentre sono in corsa.
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